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SE SI TAGLIA AGLI ENTI LOCALI PAGHIAMO ANCORA NOI
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Ho apprezzato molto la protesta che i sindaci lombardi hanno organizzato per sabato 8 aprile 2010 davanti alla Prefettura di Milano. Le presenze bergamasche sono state notevoli, tra le quali il sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, quello di Seriate, Silvana Santisi Saita; c’era anche quello di Milano, Letizia Moratti, per quanto, quest’ultimo, non si è tolto la fascia tricolore.
     È stata una protesta legittima: nonostante i bilanci positivi dei comuni, per il patto di stabilità inventato dal Governo essi non possono spendere i propri soldi. Non si può addossare troppe colpe nemmeno al pavese Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia italiana, il quale da poco ha chiuso il suo studio a Milano, in quanto lui è sostanzialmente un tecnico, ragiona con i numeri e deve sistemare il bilancio nazionale.
     Il debito pubblico, che ora supera i 1.800 miliardi di euro, deve essere diminuito in qualche modo. Per impedire che gli amministratori locali sperperino, così come molti hanno fatto in questi decenni, si è deciso di obbligarli a rispettare determinati parametri al fine di avere dallo Stato specificati stanziamenti economici. Se un comune non rispetta i parametri riceve meno denaro dallo Stato, molto meno denaro. Si tratta di una sorta di ricatto per obbligare a non fare male i conti. Il problema è che in questo modo, per quanto il metodo sia efficace, comporta un taglio netto nei confronti di settori importanti per il cittadino. Ad esempio, la Provincia di Bergamo ha tagliato parecchio in ambito sociale, limitatamente ai finanziamenti per le associazioni, con le quali si organizzano eventi a scopo benefico, con i quali si raccolgono le donazioni per la sopravvivenza stessa delle associazioni. Se si ammette che le associazioni senza scopo di lucro hanno un’importanza rilevante per il fine sociale secondo una propria “mission”, siete d’accordo con me che questi tagli rappresentano un danno per il cittadino.
     Fosse solo questo… invece si taglia anche nel settore dell’urbanistica; le strade non vengono realizzate né manutenzionate. Insomma, si taglia dove si può per rispettare il patto. Non a caso, la manifestazione di sabato 8 aprile aveva come obiettivo portare all’attenzione dei media il fatto che i comuni che non riescono a rispettare il patto di stabilità sono nei guai, mentre quelli che ci sono riusciti non possono, tuttavia, spendere, in quanto devono per così dire mantenere un certo cuscinetto di liquidità nelle casse per il futuro.
     Lo scopo finale di questa manovra è lecito, tuttavia, sono i soggetti colpiti fuori posto. Prima di prendersela con i comuni o con le province, andando quindi a colpire direttamente il cittadino, o con una diminuzione di servizi che meriterebbe o con un aumento delle tasse locali, bisognerebbe agire su fronti come la diminuzione dei parlamentari, una gestione più oculata dei costi del Quirinale e dei costi degli affitti degli immobili occupati dal Governo, i costi relativi alla sanità, nella quale, oltre ad una mala gestione delle spese, vi sono anche lampanti casi di fannulloni che si fanno timbrare il cartellino dal collega mentre si fanno i fatti propri. In questo caso siamo di fronte a veri e propri ladri, in quanto vengono pagati per un lavoro che non fanno recando danno non solo all’Ente per il quale lavorano, dalla Sanità ai Palazzi di Giustizia, dalle ASL all’INPS, ma anche e soprattutto al cittadino, costretto a fare code maggiori, costretto ad avere un servizio molti giorni dopo di quanto meriterebbe.
     Insomma, prima di toccare gli Enti locali bisognerebbe mettere un po’ a posto il cuore economico del Paese, ma è molto più difficile. Ben più semplice è aumentare le tasse o tagliare le risorse nei confronti di chi alla fine è obbligato, per sopravvivere, ad aumentare le tasse al cittadino.
     Non è che questo Governo stia facendo proprio nulla in merito, ma si può abbondantemente migliorare. Speriamo che quando verrà introdotto il nuovo sistema incrociato di controlli da parte della Guardia di Finanza nel settore delle pensioni d’invalidità i costi pubblici possano beneficiare di una diminuzione immediata e sensibile. Proprio parlando di Finanza, anche nella lotta all’evasione è stato fatto un buon lavoro. So che il cittadino medio pensa che non sia giusto graziare un soggetto che ha evaso cifre impronunciabili in cambio di una somma a dir tanto un decimo di quella che avrebbe dovuto versare all’erario, ma l’alternativa sarebbe una decina di anni di indagini e processi, con notevoli costi per lo Stato e dispendio di personale occupato nelle indagini, senza avere nemmeno la certezza di portare a casa quanto evaso e la relativa sanzione. Avete ragione, non è giusto, ma finanziariamente è una scelta intelligente e più remunerativa. Certo, così facendo ci si sente quasi autorizzati ad evadere; infatti bisognerebbe migliorare i controlli a monte, ovvero impedire ben prima che un furbetto evada cifre da capogiro.
     Proprio in questi giorni il buon Berlusconi ha dichiarato che i conti dell’Italia sono a posto… ma che diavolo sta dicendo?!? Se un’azienda con un debito bancario di “x” deve pagare, a fine anno, tra quota capitale ed interesse, 60.000 euro mentre, tolti i costi aziendali, guadagna netti 50.000 euro, significa che non riesce a coprire il proprio debito, quindi ogni anno peggiora la propria situazione finanziaria. Chi paga i 10.000 euro di sbilancio? Finiscono nel debito, aumentando il capitale da restituire e la quota di interesse che deve essere ricalcolata.
     Io non sono un commercialista, ma grossolanamente ho cercato di spiegarvi la situazione finanziaria del Paese. Chiunque è in grado di comprendere che un’azienda che lavora in questo modo è destinata a fallire. Se non si trattasse del Governo, se fosse invece un’azienda, come può essere la Fiat o la Brembo, un bilancio di questo tipo non porterebbe profitti e quest’azienda non avrebbe motivo di sopravvivere.
     Vi confesso che sono molto pessimista. Se nemmeno questo Governo sarà in grado di realizzare dei profitti tali da coprire almeno gli interessi che lo Stato paga ogni anno, prima o poi si giungerà ad un punto di rottura. Speriamo bene!

 

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