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OCCHIO AI "CIAO BELLA" O "CIAO BELLO"
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Diffidate dai vari “ciao bella” o “ciao bello”. Diffidate, sono pericolosi.
     Affronto questo argomento non certo con la presunzione di esporre una massima in ambito psicologico supportato magari da statistiche, ma mi riferisco esclusivamente alla mia esperienza personale, con la certezza, tuttavia, che fra di voi più di qualcuno avallerà la mia teoria sempre per esperienza propria.
     Vi sono certe persone che, immancabilmente, di seguito al saluto di massima confidenza identificabile universalmente in “ciao” inseriscono una frase che mi irrita oltremodo: “ciao bello!” Ciao bello a chi?!
     Facciamo subito una distinzione: fra i vari amici ci sono i “ciao bello” che non “urtano”; sono quei “ciao bello” inseriti in un contesto fraseologico molto scherzoso, ironico, come corollario di un momento di vivace scherzosità, ma che, se osservate bene, non sono mai sistematicamente ripetitivi. Poi vi sono i “ciao bello” da volta stomaco… a me danno questa sensazione. Per loro è sistematico salutare così; è come quel fidanzato che ti dice spesso e volentieri che ti ama, ma un occhio clinico dell’anima può percepire la falsità della frase, oppure la superficialità dell’espressione, insomma, lo si dice tanto per dirlo, ma non ci si crede veramente o non se ne conosce veramente il significato. Ecco, questi “ciao bello” sono di questa taglia. Non lo dicono perché effettivamente desiderano farti un complimento, ma solo per compiacerti, per accattivarsi la tua simpatia.
     Il bello è proprio questo: loro credono di essere simpatici, pensano di farti un complimento, ovviamente non in quanto desiderano fartelo, ma perché in qualche modo servi a loro, in una delle prossime occasioni. Tanta è la loro convinzione di poterti raggirare che estendono la tecnica anche a tutte quelle persone con le quali non hanno tutta questa confidenza. Basta una piccola battuta scherzosa con l’infermiera dietro al bancone delle prenotazioni per un esame ospedaliero che… eccoli: “ciao bella!” Sì, ma la signora in questione ha anche cinquant’anni e con lei condivido questa teoria che, lo ripeto, prende spunto solo dalla mia e dalla sua esperienza personale.
     “Ciao bello”, “ciao bella”, non dà adito a dubbi: ciao, persona soggetto di bell’aspetto, piacente, piacevole. È logico che non possa essere applicato a tutte le persone che si incontrano o che si conoscono. Per non parlare del “ciao bello” detto a qualcuno che conosci solo per telefono… una clamorosa presa in giro. Inoltre, non è certo un complimento superficiale, è piuttosto intimo, riservato, il quale, giustamente, rivolto ad una persona che coscientemente sa di non essere piacente, diviene persino offensivo.
     Dal mio punto di vista equivale alla mancanza di rispetto del proprio spazio personale, ovvero quell’area di circa un metro e mezzo di diametro intorno a noi nella quale solo determinate persone hanno il permesso e la confidenza per invaderla. Chi è o è stato un venditore sa esattamente di che cosa sto parlando. Guai ad entrarci senza un consenso certo del soggetto che si ha di fronte, significa perdere la vendita sicuramente.
     Mi domando se sarà un caso che tutte queste persone da “ciao bello” abbiano in comune l’essere piuttosto rozze, invadenti, che si permettono senza scrupoli di usurpare la nostra sfera personale, anzi, si mettono pure a sindacare in merito alla nostra vita privata… oppure sono di stampo subdolo, ingannatore, ipocrita. La curiosità risiede in loro come la natura ci ha fatto obbligo di respirare, ma non è detto che siano anche stupidi. Possono essere anche persone colte, intelligenti, appunto, usano questa tecnica per raggiungere il loro scopo, non certo per farti un complimento.
     Se siete arrivati fino a qui a leggere questo quasi demenziale editoriale allora posso anche raccontarvi del perché mi è venuto in mente di parlarvi di questa gentaglia… ne ho conosciuto uno recentemente e grazie a lui mi sono venuti in mente tutti quelli e tutte quelle che ho incontrato nella mia vita e che, come lui, sono dei “ciao bello” e “ciao bella”. Ho riflettuto su di loro, li ho contati ed ho messo su carta i punti in comune fra di loro, giungendo, insieme alla mia amica cinquantenne, alle testé descritte conclusioni. Siete liberi di non approvare.

 

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