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KEBABERIE: BASTA CON GLI SCHIAMAZZI NOTTURNI ED IL PORCILE
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Ma chi la vuole la pluralità etnica? Ma chi ve l’ha chiesta? Di sicuro non i residenti bergamaschi, che all’una di notte vogliono dormire. Ormai è tardi per chiedere perdono… in tutti questi anni nessuno ha mai detto qualcosa se alle due di notte si sbraitava per le strade della città, poi si è passati alle risse, poi alle coltellate, per non parlare del porcile che ci si ritrovava la mattina dopo sui marciapiedi.
     Colpa dei gestori dei locali? Colpa degli extracomunitari? Chi se ne frega, adesso basta “casino”, è finita. Piangere ora non serve, i posti di lavoro che si perderanno… ci si doveva pensare prima. È stato fatto tutto a piacere, fregandosene del prossimo, ora, magari per colpa di pochi, pagano tutti, è giusto così.
     Non solo sono d’accordo con la legge “anti Kebab”, definita impropriamente così dalla Lega Nord ad opera di Davide Boni, capodelegazione della Lega nella giunta regionale, in quanto riguarda anche take-away, gelaterie, pizzerie d'asporto, rosticcerie e piadinerie, ma anche sul fatto di mantenere Città Alta un centro storico tipico; le Kebaberie hanno nulla a che fare con le tradizioni bergamasche. Fatele in città bassa, in periferia, ma Città Alta non si tocca, io sono per le tradizioni da conservare.
     Non sono solo i negozi etnici a stonare, che sia chiaro. Che cavolo ci fa una banca, per esempio, nella via centrale? Qui, tuttavia, si sconfina nelle personalissime opinioni. Non vi sono dubbi, in ogni caso, sul fatto che, almeno in Città Alta, ci debbano essere solo prodotti tipici bergamaschi o, se proprio, prodotti italiani.
     Basandomi sul concetto che chi abita in Città Alta si possa permettere una telefonata intercontinentale da casa, è sicuro inoltre che il Phone Point è un servizio non indispensabile all’interno delle mura.
     Sempre la legge “anti Kebab” prevede l’uso di posate di plastica, per ovvi motivi, e il divieto di consumare cibo fuori dai locali, sui marciapiedi. In questo modo si tenta di arginare il fenomeno del chiasso a tutte le ore e del lerciume stabile per le strade della città.
     Trovo buffo notare come, di giorno, siano soprattutto gli extracomunitari a bivaccare per le strade e per i locali… cosa c’è di male? Nulla, voglio solo farvi riflettere su un fatto: la gente che lavora normalmente di giorno, appunto, lavora. Si muove per la città per lavoro e si capisce. Come possono questi immigrati disoccupati, magari irregolari, ad avere tanto denaro da spendere nei locali a loro dedicati? Dove trovano questo denaro? Se sono poveri, disperati, perché non si fanno da mangiare in casa come farei io se rimanessi senza lavoro? Infine, perché non dedicano tutto questo tempo libero alla ricerca di un lavoro?
     Tutto il resto sono chiacchiere… o campagna elettorale!

 

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