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NON È SCONTATO CHE LA RICCHEZZA CI RENDA PIÙ CIVILI
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Il mese scorso sono stato in vacanza alle Mauritius (in inglese), Ile Maurice (in francese). Oltre ad essere tornato prevedibilmente molto rilassato, riposato e felice, in valigia avevo, in più rispetto all’andata, due insegnamenti che confermano ancora una volta come in Italia e forse anche in molti altri Paesi d’Europa, siamo civilmente peggiori o peggiorati.
     Se prendiamo ciò che enunciano i nostri politici scopriamo che, bene o male, dicono, promettono tutti le medesime cose; sebbene siano, appunto, importanti e giuste da realizzare e guarda caso tutti le citano in campagna elettorale, nella maggioranza dei casi vengono in seguito disilluse. Alle Mauritius, il primo ministro Navinchandra Ramgoolam, eletto con plebiscito nel giugno del 2005, ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale: “aumenterò un pochino le tasse in busta paga ai lavoratori dell’isola affinché i mezzi pubblici possano diventare gratuiti per tutti i bambini”. Siccome da quelle parti le promesse hanno un valore, la gente ha creduto a queste parole e lo hanno votato quasi tutti. Quelle promesse le ha mantenute, infatti.
     L’evento di per sé è anche un grande atto di civiltà, in quanto consente anche alle famiglie più povere di mandare i figli a scuola, una parità di diritti possibile perché anche i libri sono forniti dallo Stato. Istruire i giovani, la Francia insegna, è una garanzia di stabilità politica, sociale ed economica per il futuro di ogni Paese.
     Il secondo “cadeaux” è una bella lezione di vita da parte dei mauriziani; sapete perché da loro non c’è criminalità? Perché lavorano tutti, c’è un lavoro per tutti. Se si lavora, se si mangia, non è necessario rubare o delinquere in generale, è una questione di mentalità. Solo l’1% dei mauriziani è ricco, il resto è povero, ma non da disperazione… come lo immagineremmo noi. Di sicuro loro non hanno le pretese consumistiche che aneliamo noi europei… perché senza cellulare o plasma, qui sei un povero, sono “necessità superflue” alle quali non possiamo rinunciare. Sono l’eccesso di ricchissimi, di ricchi, di benestanti e di famiglie con reddito medio alto che fanno, di tutti gli altri, nuclei familiari troppo poveri, in quanto non hanno il denaro per nutrirsi. Se, a tutto questo, sommiamo le nostre elettroniche necessità, ecco che facciamo le rate per acquistare l’i-Pod pur non avendo i soldi per comprarci del cibo. Mentre i mauriziani, che hanno bisogno di un tetto, meglio se in muratura, una occupazione, del cibo, una birra per la sera ed un mezzo di trasporto, meglio un automobile ma va bene anche un motorino, non sono poveri, perché con il lavoro di ognuno, più o meno remunerativo, possono avere tutto ciò di cui hanno bisogno… Come?!? Sostenete che con quello che hanno sono poveri? Allora avete proprio capito nulla… non solo di loro, ma della felicità.

 

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