Stampa   Chiudi
LE SCONFITTE SÌ CHE AIUTANO A CRESCERE
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Tra le numerose news letter alle quali sono iscritto un giorno sono rimasto colpito dal titolo di un articolo che recitava: “La resilienza”. Di primo acchito ho pensato ad un errore di battitura, nel merito ho pensato a “residenza”, trattandosi di una news letter proveniente da un sito che si occupa di edilizia ecocompatibile. Poi, leggendo l’articolo, ho capito che si trattava di resilienza, un termine che ignoravo completamente. Scagli la prima pietra chi può sostenere di aver finito di imparare.
     “La resilienza è una caratteristica dei metalli e dell’uomo. È la capacità di resistere a lungo a fortissimi stress mantenendo le proprie caratteristiche senza modificarle.” Recita l’articolo, invitando alla lettura di un libro sul tema: “Resisto dunque sono”, di Pietro Trabucchi, Edizioni Corbaccio. In poche parole si sostiene che l’uomo è stato progettato per resistere a forti stress fisici ed emotivi, psicologici. La norma non è la fragilità, ma la resistenza alle avversità della vita. Chi si deprime, coloro che si abbattono, sono un’anomalia.
     Trabucchi è uno psicologo specializzato nelle prestazioni sportive. Non pensiate che uno sportivo di alto livello non abbia degli sconforti… perché la mente innanzitutto deve essere a posto per ottenere una prestazione al massimo di se stessi. Le conclusioni di Trabucchi ci insegnano che la natura ha predisposto l’uomo allo sforzo, ma che per reggerlo senza soccombere ci si deve allenare. Allenare alle sofferenze? Interessante, è un concetto al quale non avevo mai pensato.
     Se resistere alle sofferenze è naturale, è genetico per ognuno di noi, perché pochi hanno e mantengono un atteggiamento positivo? Sembra che siano le frequentazioni a traviarci e, appunto, che le negatività siano più efficaci della positività. Sono sempre stato una persona positiva, anzi, preferisco definirmi realista, ovvero sempre obiettivo nelle valutazioni del futuro e del buon andamento delle cose, ma vi sono situazioni che possono essere affrontate solo con positività o con negatività, come la ricerca dell’anima gemella. In questi casi ho sempre optato per la positività ed ho sempre cercato di trasferire questa mia grande gioia di vivere agli altri. Raramente ci sono riuscito o, meglio, funzionava fino a che non mi allontanavo da queste persone, le quali, puntualmente, tornavano nelle loro turbe psichiche.
     Pessimisti in aumento… certo, colpa dei genitori. Ancora loro. Perché una volta ci spronavano ad arrangiarci; una sconfitta? “Che cosa vuoi che sia!” Ci dicevano… oggi, invece, oltre a viziare le nuove generazioni e a dare tutto loro, non per merito, non per proprio guadagno, ma per le maggiori possibilità economiche e molti altri motivi piuttosto complessi, come l’essere uguale agli altri, oppure che figura ci faccio io (il genitore) se non sei così, costringono loro ad essere sempre dei vincenti, la sconfitta non è concepita. Quando tuttavia essa arriverà e prima o poi arriverà, in quanto non si può sempre vincere, anziché incassare ed imparare dalla sconfitta, si sconfinerà nella scorrettezza per recuperare visibilità e vittoria. Più le persone sono aggressive, più si scavalcano, più si tradiscono e sono maggiormente fragili. Quindi, l’aggressività e l’imbroglio non sono sinonimi di forza, ma dell’esatto opposto. Per difenderci da loro, noi positivi vs loro negativi, dobbiamo imparare ad interpretare il comportamento degli altri, capirli per difenderci.
     Arrivo al succo di questo mio editoriale: “L’ottimismo ha una chiave unica: noi non siamo stressati da quello che ci succede, ma da come siamo abituati ad interpretarlo”, quindi abbiamo già tutto quello che ci serve per sopravvivere, per combattere. Il futuro dipende da noi e, come dico sempre, “il futuro ce lo costruiamo da soli, non è prestabilito come molti stupidi sostengono”. Io posso dimostrare quello che dico, posso cambiare il mio futuro in ogni momento, dipende unicamente da me e dalle mie valutazioni, mentre gli stupidi non possono dimostrare il contrario, sono solo dei pessimisti, deboli, senza più voglia di combattere. È più difficile combattere, certo… è più comodo rifugiarsi in un futuro prestabilito, non dipende più da loro se accade qualcosa. Gli errori, non sono di loro competenza, non potevano fare nulla per evitarli…
     Non ce la farò mai… non ne uscirò mai… “Il MAI non esiste.” Sostiene Trabucchi, noi dobbiamo sempre mettercela tutta e se poi perdiamo… non c’è problema, l’importante è avercela messa tutta, senza aver lasciato qualcosa al caso. Dobbiamo accettare che il nostro posto potrebbe essere dal secondo in giù.
     Ve lo garantisco io, che a vent’anni facevo il fornaio e non conoscevo l’italiano base, oggi sapete chi sono e che cosa faccio. Quel giorno in cui arrivai al Pizzo Coca, oltre 3.000 metri, nel cuore di Valbondione, Bergamo, a poche decine di metri dalla cima avevo detto basta, non ce la facevo più, l’aria rarefatta mi permetteva pochi metri per volta e poi crollavo al suolo per riprendere fiato per almeno cinque minuti. Tuttavia, quando mi raggiunse un signore, il doppio dei miei anni, capigliatura alla Angelo Branduardi, e mi chiese come stavo, alla mia rinuncia mi disse: “No, non puoi mollare a pochi metri dalla cima, coraggio, vieni insieme a me!”
     Giunto finalmente in cima mi disse: “questa è una delle rare volte in cui c’è sereno, pensa che fortuna che hai a vedere tutto questo la prima volta che sali fino a qui”. Se avessi mollato… beh…

 

redazione@infobergamo.it
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E.
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004.
Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Se provieni direttamente da un motore di ricerca vai al Sommario