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OGNUNO DOVREBBE SAPER FARE IL PROPRIO MESTIERE... VERGOGNA!
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Questo mese voglio bacchettare i quotidiani locali ed i periodici, ma non sono scevri dalle accuse nemmeno quelli nazionali. Ogni giorno devo assistere impotente alla rappresentazione scritta dell’ignoranza dei giornalisti, sicuramente più della metà, che non sanno scrivere un italiano vagamente, non pretendo perfettamente, corretto. Non entro nel merito della notizia, anche se da questo punto di vista la superficialità è preponderante, ma del come viene espressa.
     È un fatto grave ciò che accade, perché un giornalista, ovvero colui che lavora scrivendo, deve conoscere bene l’italiano. Noi non pretendiamo che il nostro medico sia preparato ed informato nel proprio lavoro? Anche i giornalisti lo devono essere! Certo, non è a rischio la nostra incolumità, ma subito dopo, nella società di oggi, l’ignoranza è una brutta malattia per il nostro cervello.
     Un esempio? Dalla prima pagina di un quotidiano (ribadisco, la prima pagina!) leggo: “Di centri commerciali e di mega supermercati ce ne sono tanti nella nostra provincia…”; pietoso. Ricordo ancora il “5” che presi alle superiori dal mio insegnante Rovaris il quale mi disse: “è un bellissimo tema, peccato per l’erroraccio imperdonabile all’inizio”. Si trattava di qualcosa di simile a questo articolo da prima pagina, da “5”, appunto, dove i soggetti della frase, “i centri commerciali ed i mega supermercati”, vengono ripetuti appena dopo, sostituiti dal “ne”, traducibile in “di questi”. La frase andava scritta in due semplici modi: “I centri commerciali e i mega supermercati sono tanti…”, oppure “Ci sono tanti centri commerciali e mega supermercati…”.
     Proseguo nella lettura e mi imbatto in uno dei più diffusi erroracci di sintassi: -E’- come verbo essere… ma vi sembra il verbo essere questo? Si tratta della “e” maiuscola con di seguito un apostrofo. Tra l’altro nemmeno esiste in italiano -E’- nel senso che non ha alcun significato. “È”, questo è il verbo essere, semplicemente “è” in maiuscolo. Che cosa impedisce a questi professionisti del giornalismo di scrivere correttamente la terza persona singolare del verbo essere? Difficile stilare delle ipotesi: ignoranza? Mancanza di conoscenza dei propri strumenti di lavoro? Di sicuro non un errore di battitura visto che sono praticamente scritti tutti così. Eppure Microsoft Office Word ci viene incontro, per fare un esempio di strumenti di lavoro, infatti, converte in automatico la lettera iniziale dopo il punto in maiuscolo, di conseguenza, se dopo un punto si scrive la “è” in minuscolo, appena aggiunto lo spazio ops… si trasforma in una bella “È”.
     Se non bastasse questo, visto che in certi casi Word non ne vuole sapere o qualcuno potrebbe aver disabilitato la funzione di correzione automatica, si può tranquillamente scrivere la “è” minuscola, selezionarla, scegliere “Formato” dal menù a tendina e cliccare “Maiuscole/minuscole…” per trasformarla in una “È”. È vero, è un po’ macchinoso, ma si tratta del vostro lavoro, del nostro lavoro maledizione, è come un meccanico che sostituisce i dischi dei freni senza serrare le viti con una chiave dinamometrica: le viti sono chiuse ad una coppia superiore o inferiore alle specifiche del costruttore, che comporta dalla deformazione del disco al rischio di rimanere senza potenza frenante quando serve. Vi piacerebbe guidare un’auto così? Non credo.
     Mi domando questo: uno straniero che viene in Italia ad imparare l’italiano e legge un quotidiano, che cosa pensa? È l’insegnante che sbaglia o quanto legge sui giornali? È come scrivere in francese “l’évent était” (l’evento era) così: “l’èvent ètait”; oppure così: “l’event etait”. Non è la stessa cosa e vi garantisco che nei forum francesi o svizzeri, dove notoriamente si scrive in libertà, buona parte degli accenti sono corretti. Non è che hanno una tastiera speciale, applicano un metodo, semplice.
     Se tra di voi c’è qualche giornalista che, invece di reagire tipicamente da bergamasco offeso nell’orgoglio (non c’è orgoglio che tenga se si sbaglia), è aperto alle critiche costruttive, può far tesoro di un trucco che gli permetterà di scrivere bene e senza troppe complicazioni con gli accenti maiuscoli più diffusi:
     ALT + 183 per la À
     ALT + 212 per la È
     ALT + 144 per la É
     ALT + 222 per la Ì
     ALT + 227 per la Ò
     ALT + 235 per la Ù
     Non ci sono più scuse!
     Concludo con una chicca del giorno dopo, sempre in prima pagina: “E’ l’ultima della Casta, e merita di essere raccontata.” A prescindere dal verbo essere scritto male, per il quale ritengo non ci sia altro da aggiungere, quella virgola è proprio un gran erroraccio grammaticale. La “e” come congiunzione sostituisce la virgola ed unisce due frasi reggenti (analisi del periodo), quindi uno dei due elementi va eliminato, meglio la virgola, sarebbe più corretto. C’è un caso in cui “, e” ci devono essere, ma non è certo questo.
     Mettere le virgole a caso o peggio non sapere dove vanno messe significa proprio toccare il fondo; per gli interessati: “è bene che cambino lavoro o tornino a scuola, esistono ancora i corsi serali!”

 

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