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MITOMACCHINA, UN EVENTO STRAORDINARIO
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     È stata una esperienza straordinaria. Sono stato a “Mitomacchina”, la prima mostra in Italia dedicata all'auto, presentata ovviamente in primo piano questo mese, ed il piacere che ho provato è stato praticamente indescrivibile, tuttavia cercherò di farlo lasciandovi anche qualche riflessione al di là del tema in sé automobilistico.
     Innanzitutto è bene chiarire subito che la mostra denominata “Mitomacchina”, tutt'ora visibile al Mart di Rovereto (Trento), non è un salone automobilistico, ma appunto una mostra di modelli che hanno fatto la storia dell'auto. Oltre al piacere intellettuale di ripercorrere la storia dell'automobile attraverso le stanze a tema, ciò che più mi ha entusiasmato è stato il concetto che quelle auto erano veramente lì, a pochi centimetri dal mio naso. Assolutamente non era possibile toccarle, anche solo con un dito; le auto erano guardate a vista dagli addetti, ma non c'erano transenne o nastri per limitare l'avvicinamento della gente. Le si potevano osservare in lungo ed in largo e, per noi giornalisti, fotografare avidamente. Ho visto auto come la Ford T , osservabile solo in un museo, non di certo per strada. Ve ne cito una sola per farvi un esempio, ma se siete curiosi leggete l'articolo e deliziatevi con le immagini che abbiamo pubblicato.
     Altro aspetto mentale eccitante è il valore delle opere, così devono essere definite, esposte: oltre a vetture storiche, miti, modelli costruiti a tiratura limitatissima, c'erano dei prototipi, oggetti unici al mondo, i quali hanno dato vita ad auto straordinarie oppure sono rimasti tali. Provate a pensare a quante centinaia di Euro ci sono in quel museo ora! Solo la presenza di una F40, una Fiorano e una Pagani Zonda C12 fanno un patrimonio. Qui, su quest'ultima mi voglio soffermare per una riflessione. Io, ovviamente, sono un appassionato di auto, quindi le conosco e ne so apprezzare il valore e la meccanica. Non tutti sono come me, ci mancherebbe, e non tutti sono incuriositi dalle auto storiche, comunque immediatamente identificabili come mezzi di altri tempi. Per quanto concerne la F 40 o la Zonda C 12, la situazione è diversa. Sono auto moderne, tuttavia ben diverse dalle altre, distinguibili dalle comuni auto che guidiamo e vediamo nel traffico tutti i giorni e nemmeno ti capita di vederle tutti i giorni, a meno che ne possiedi una o sei amico di qualcuno che ce l'ha. Sono auto dalle prestazioni esagerate.
     Probabilmente penserete che io sono esagerato. Ho fotografato la C 12 in ogni dettaglio ed alla fine mi sono ritrovato a girarle intorno per tre volte con gli occhi sbarrati, scrutando ogni particolare. Non me ne volevo andare; eppure di riviste e di fotografie ne ho rispettivamente lette e viste a sazietà! Poi mi sono soffermato ad osservare gli altri e con sommo stupore ho notato che gli uomini, non dico le donne, ma gli uomini, sfioravano la pedana della C12 con impensabile indifferenza. Si limitavano a leggere il pannello che identifica ogni modello e ne spiega il motivo della esposizione, una rapida e sfuggente occhiata alla vettura e via… alla pedana successiva! Premesso che la mostra non è gratuita, non potevo credere ai miei occhi. Per i concetti esposti al paragrafo precedente, non è possibile rimanere indifferenti in questo modo. Non solo perché è un'auto straordinaria, ma in quanto opera d'arte. Eppure accade, anche al Louvre di fronte alla Gioconda di Leonardo Da Vinci. Io non mi intendo d'arte, ma di fronte ad un quadro dal valore inestimabile mi soffermerei qualche minuto e mi farei delle domande, altrimenti per quale motivo avrei pagato un biglietto di ingresso per un museo se non mi interessa il contenuto dello stesso? Forse per un ipocrita: “io ci sono stato…”.

 

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