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CI PENSO IO CARO P
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Ho conosciuto P non molto tempo fa, ma ci sono persone che ti entrano subito nel cuore. Le vedi tutti i giorni e ad un certo punto lasciano il vuoto, se ne vanno in quel bellissimo posto di fianco a Dio. Beati coloro che ci credono, penso io. Un uomo di scienza non può che credere a ciò che vede e che scopre o ipotizza logicamente, fatta eccezione per Margherita Hack. Noi, tuttavia, non siamo nella condizione migliore, anzi, il dolore è senza palliativi psicologici. Trattandosi di una gran brava persona, di una persona che ha sempre dato tanto a chiunque indiscriminatamente, lasciando la vita ha regalato un vuoto immenso a tutti. Gli uomini autentici, quelli di una volta, quelli cioè di una certa età e che oggi è difficile pure immaginarsene uno, li si possono misurare anche dalla coda di gente al loro funerale. Mi hanno sempre parlato di P come una persona solare, sempre allegra e piena di vita, con tanta voglia di fare ogni giorno, ma io l'ho conosciuto troppo tardi, quando una brutta malattia aveva già smorzato la vitalità del suo sorriso, ma P è riuscito a darmi ciò che io al suo posto non avrei mai fatto e francamente nemmeno mi conosceva… si è semplicemente fidato. Così, oltre a tutto il dolore che una morte dispensa generosamente, mi porto sulle spalle il rammarico di non averlo potuto conoscere bene.
     Capita così, ogni tanto, nonostante non vorremmo vivere certe situazioni, di dover fare i conti ancora con la morte, la quale tocca qualcuno che ci è caro e si finisce sempre per chiedersi: perché? Ci sono montagne di libri che tentano di rispondere a questa universale domanda e di certo non vi darò io la risposta, ma al massimo un parere: credo vivamente che si tratti di AMORE. Si vive perché si nasce, in quanto qualcuno ci ha fatto nascere e poi si sceglie uno scopo fra i tanti. C'è chi vive per il lavoro, o meglio, tolto tutto, il lavoro è l'unico elemento che ci dona motivazioni per continuare a vivere. Altre persone per il divertimento, altre per il sesso, altre per amor proprio, altre per l'amore verso Dio, per l'amore verso gli altri o per l'amore verso la propria compagna. Io mi sono chiesto sovente del perché vivo; fondamentalmente nessuno è obbligato a vivere, abbiamo la massima libertà, etica a parte, ma si deve fare i conti con il coraggio se non si desiderasse più continuare la propria vita. Negli ultimi anni mi sono veramente chiarito le idee e potrei dire con fermezza che vivo per la mia compagna. Quindi, potrebbero togliermi tutto, ma io continuerei a vivere fino a che la mia amata ci sarà e tutto deriva da uno scopo, dallo scopo che ognuno dovrebbe avere in fondo al cuore, che sia quello di fare carriera o… il mio è quello di rendere felice una donna e di amarla. Vivo giornalmente per questo, come obiettivo primario della mia giornata, poi viene tutto il resto.
     Non voglio sindacare sul valore etico dello scopo di ognuno. Anche se dicono tutti che l'amore deve essere fra le nostre priorità, di fatto non è così e rispetto le scelte personali, ma è chiaro che tutti dovremmo avere uno scopo e coloro che non lo hanno infatti tentano di uccidersi tutti i giorni, correndo con la moto inconsciamente, drogandosi, alcoolizzandosi o nei molteplici modi moderni che la società ci offre. Se non fosse così, altrimenti, chiedetevi che senso ha la vita stessa. Vivere, cibarsi e riprodursi? Tutto qui il nostro essere? Se fosse veramente questa la risposta il nostro vivere non avrebbe veramente senso, la nostra vita non avrebbe valore. Anche se ci consideriamo degli esseri superiori, il genere umano è semplicemente una specie animale fra le più evolute, perché ce ne sono altre con pari o maggior intelligenza; questo ci permette appunto di dare un senso diverso alla nostra esistenza, che non sia quella di nutrirsi e riprodursi, pari a quella di una mosca. In questo caso basterebbe l'istinto, non un cervello per vivere, come per gli insetti. Invece noi abbiamo dei sentimenti e delle sensazioni, nonché la fondamentale opportunità di vivere l'amore, come i falchi o i cigni, animali monogami che scelgono un compagno per la vita… e quando muore uno dei due, l'altro si lascia morire.
     Il problema è: se qualcuno o qualcosa portasse via lo scopo della propria vita?

     È vero, ogni tanto noi direttori occupiamo lo spazio dell'editoriale per scrivere di qualcosa che risiede dentro di noi, ma non possiamo farci nulla, è parte del nostro modo di essere. Mi dispiace per i Grandi Direttori, loro no, non se lo possono permettere.

 

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