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L'ARTE… PIACE O NON PIACE
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Non sono un esperto d'arte e credo lo sarò mai. Semplicemente perché mi manca il tempo per leggere, studiare e seguire le mostre. Ci si può appassionare di molte cose nella vita (concedetemi il termine cose per questa volta) ma non le si possono seguire tutte… così ognuno fa le proprie scelte. Tuttavia nessuno mi ha vietato di circondarmi di persone in gamba, esperte, appassionate di arte e con loro mi sono fatto una certa cultura ed ho visitato diverse mostre, da quelle private a quelle proposte dalla GAMeC. Ho visto bellissimi quadri, sono rimasto affascinato da diversi artisti di arte moderna e sono d'accordo con Cristiano Calori, il quale si occupa per Infobergamo.it della rubrica Arte e Città, quando dice: “non è vero che c'è chi non comprende l'arte moderna, piace o non piace”. Infatti io stesso posso dire che molte esposizioni mi sono piaciute, altre no, addirittura non sono stato coinvolto emotivamente da certi quadri d'autore, famosissimi, in quanto io ho le mie preferenze, come tutti.
     Ho potuto e voluto, tuttavia, osservare ed imparare altro dalle mie visite, a cominciare dall'allestimento e ne sono rimasto molto deluso. Come sempre il bergamasco vuole fare il grande pur non avendone la competenza, vuole eguagliare gli altri convinto che basta esporre e farsi pubblicità per ottenere certi risultati.
     La “bastonata” l'ho data; ora entro nel dettaglio. Innanzitutto il modo con cui vengono esposte le opere: in certi casi nemmeno si riesce a camminare a causa del poco spazio disponibile nelle sale, non a causa della troppa gente in visita. La luce, importantissima, sovente viene trascurata, mentre è una delle risorse fondamentali per godere di un quadro. Ho assistito a certe esposizioni durante le quali tutt'oggi credo stessi facendo ginnastica anziché rilassarmi e lasciarmi trasportare dall'atmosfera del dipinto. Per chi non avesse capito o per coloro che si sentono coinvolti in prima persona e fingono di non sentire, mi riferisco alla flessione delle ginocchia obbligatoria per osservare un quadro che riflette la luce della lampada posizionata male. Qui si parla, tanto peggio, non solo del sistema di posizionamento, ma anche del tipo di illuminazione stessa. Passo poi al posizionamento dell'opera ed al cammino logico da seguire. Si vedono dei veri e propri puzzle di quadri, ovvero “questo mettilo di là se lì non ci sta!” Da ciò ne consegue che il visitatore non ha un filo logico da seguire, per non parlare dei casi in cui sono vari autori e le loro opere si trovano sparse qua e là. Credo che una galleria debba avere il giusto spazio per certe esposizioni e se non se lo può permettere “che rinunci!”. Non si può prendere (esempio fantasioso) un negozio di frutta e verdura di 40 mq e trasformarlo in una galleria d'arte. Queste, preciso, sono ponderazioni personali che nascono proprio dal fatto che non sono un esperto d'arte, così come la maggior parte dei visitatori non lo sono e potrebbero appunto giungere alle medesime riflessioni.
     A Bergamo invece questa logica viene stravolta. Si mescolano artisti, si appendono i quadri lungo i muri quasi a casaccio, tanto alla fine l'importante è apparire, è poter dire di esporre questo o quello, è pubblicizzare una mostra. Alla fine il vero scopo della mostra viene raggiunto: esserci. Sì, perché il denominatore comune di queste esposizioni è il ritrovo degli “snob”, la riunione dei ricchi e dei famosi della bergamasca, non di esperti d'arte o appassionati. Se siete stati a certe presentazioni, addirittura i quadri cadevano in secondo piano e nemmeno si riusciva a vederli a causa di questi “dandy”, i quali si arrabbiavano persino se si chiedeva loro gentilmente di spostarsi per permettere la visione dell'opera… certo, perché se la chiacchieravano allegramente davanti al quadro.
     Tutto questo accade, succede in Bergamo. Forse anche in qualche altro luogo, ma in quelli da me frequentati non ho trovato il medesimo riscontro. Accade, secondo me, perché sono pochi gli esperti d'arte che gestiscono od organizzano le mostre, mentre sono molti gli abbienti personaggi che hanno scelto di investire in un settore sicuro, dove l'immagine determina guadagno, nuovi contatti e nuovi affari da approntare. C'è, per fortuna, l'eccezione. Ci sono gallerie d'arte ben gestite, ben allestite e non necessariamente grandi, ma organizzate da gente preparata e con tanta passione, che alla fine potrebbe non determinare particolari guadagni per il proprietario, ma molta soddisfazione da parte del visitatore.
     Bergamo ha sempre avuto questi due aspetti agli antipodi; io ho scelto di parlare dell'aspetto negativo. Perdonatemi la schiettezza.

 

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