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È SOPRATTUTTO IL DRAMMA CHE FA NOTIZIA
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Da sempre il Tg5, il telegiornale di Canale 5, si è dimostrato un programma informativo, completo e quasi sempre imparziale. Il gradimento del pubblico che lo ha classificato il migliore della televisione italiana avalla le mie parole ed io personalmente aggiungo che il gruppo giornalistico, il quale ogni giorno lavora per prepararlo, ha anche un cuore. Per quanto il Tg5 ha da sempre dovuto ricalcare i rigidi stilemi commerciali ed ha continuamente dovuto dare tutte quelle notizie negative, drammatiche, che tanto piacciono ai telespettatori, giovedì 17 marzo 2005 ha voluto dare, con un breve monologo, quel qualcosa in più che ci ha ricordato essere non un programma che elenca freddamente gli accadimenti del giorno, ma il risultato del lavoro di persone che non sempre sono felici di comporre pezzi scritti e filmati di notizie.
     Quella sera, al Tg5 si è visto di due casi di morte: una bimba uccisa dalla madre in preda ad un raptus furioso, causato dalla depressione, e la morte di un altro piccolo nelle braccia della madre che ha tentato il suicidio buttandosi dalla cima del palazzo in cui abitava. Due casi drammatici, tra i più dolorosi in quantosono stati coinvolti due bambini, così piccoli da essere indifesi e, spererei per loro, inconsapevoli. I primi e gli unici tra l'altro ad averci rimesso la vita in entrambi i casi. Chi può rimanere indifferente di fronte a queste notizie se non coloro che hanno la stoffa per divenire loro stessi potenziali assassini a sangue freddo?
     Subito dopo le due notizie, un giornalista, con un monologo che accompagna delle immagini di precedenti casi simili, ci domanda e si domanda se è giusto dare queste notizie. L'enigma ha lo stesso sapore di quando qualcuno, per la prima volta, ci interrogò sul mistero della vita chiedendoci se nacque prima “l'uovo o la gallina”. Si potrebbe toccare il tema della privacy, per cominciare, immediatamente messo sotto le scarpe, perché una notizia così forte non può passare inosservata, non può essere archiviata come fosse il furto di un auto ai danni di una persona comune. Poi c'è il dolore dei genitori, dei parenti, degli amici, acceso a fuoco lento, perché coloro che lo provano rivedono in televisione il volto dei propri cari ed ascoltano il racconto di un fatto che loro stessi hanno vissuto. Ancora, ci sono i genitori, i parenti e gli amici che portano le cicatrici di quel dolore che, per quanto il tempo abbia percorso molta strada, ancora si sente, in quanto la notizia ricorda loro quando ne erano protagonisti ed in quel caso il tempo trascorso non conta, fa sempre male. Continuando ci sono gli altri, quelli curiosi, quelli che guarderebbero un altro Tg se quello di Canale 5 non desse più tali informazioni, perché “la notizia drammatica fa notizia” ed ascoltatori.
     Ci sono anche loro, i piccoli, i nostri piccoli che ci chiedono come mai quella mamma ha ucciso il proprio figlio e noi, che cosa possiamo dire loro se non tentare puerilmente di rimandare la risposta ad un giorno indefinito, un giorno in cui i nostri figli sapranno dare per proprio conto quella risposta? Infine ci sono gli ultimi, gli emulatori. È giusto non dare queste notizie perché sono un macabro spunto per coloro che, già predisposti, per dirla alla Freud, o già depressi per la vita infelice che conducono, ogni giorno pensano se farlo o a come farlo?
     La verità è che né il giornalista né noi sappiamo e possiamo dare una risposta a questo grande quesito. Possiamo solo affrancarci del fatto che chi realizza il Tg5 non prova piacere nel preparare questi servizi e nemmeno gli anni di esperienza, l'abitudine ad attendersi queste notizie permette loro di affrontarle con apatia. Di fatto questi eventi continueranno ad accadere e le notizie verranno comunque date, con coscienza e con rispetto dai cronisti. Spetta a noi in ultimo proteggere i nostri figli e decidere se ci interessa sapere o no di quanto accade nel mondo.
     Personalmente ho creato Infobergamo.it e l'ho definito un “mensile di cultura ed informazione bergamasca” con l'unico scopo di informare, anzi, più dettagliatamente per avvertire e mettere ai ripari i lettori da fatti accaduti agli altri. Anche a Bergamo accadono fatti gravi e anche per la nostra città si potrebbero raccontare fatti drammatici, ma la mia linea è sempre stata quella di informare senza seguire i dettami politici e commerciali per i quali altre testate sono vittime. Il giornalismo è fatto di ben altro che di violenza, omicidi, suicidi, per quanto questi siano fra i più graditi per la moltitudine ed io continuerò così come ho sempre fatto, ad informare, ad istruire.

 

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