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LUCIGNOLO E IL MALAGIORNALISMO
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Con un commentatore in stile anni settanta, così come si esprimevano i DJ della radio a quel tempo, ecco l'ennesimo tentativo di innovare usando il “retro”: “Lucignolo”, il settimanale di “Italia 1” in onda ogni venerdì in seconda serata. Riguardo allo stile espositivo ed al modo di filmare lascio a voi ogni commento; io mi voglio soffermare su questo “darkico” standard giornalistico che, secondo me, ha già oltrepassato i confini della cronaca. È proprio con la scusa di cronaca che si fa del “malagiornalismo”.
     Il tema di Lucignolo di venerdì 14 maggio era “malagiovani”, come se fosse un argomento nuovo; in questo settimanale televisivo, se non per sporadiche eccezioni, si è sempre parlato di quanto di peggio i giovani sono in grado di fare, di quanto noi giovani cerchiamo e troviamo la trasgressione, l'anormale, il brivido, il rischio. Noi giovani in quanto la redazione di Infobergamo.it è composta solo da giovani.
     Noi che ci droghiamo elegantemente con le pasticche, noi che giriamo con un coltello in tasca e la voglia di infilarlo in pancia a qualcuno se guarda una volta di troppo la nostra ragazza, noi che trucchiamo le auto per andare a fare i gradassi il sabato sera ai raduni di invasati di motori, noi che gareggiamo e scommettiamo del denaro vero in quanto il lotto o il totocalcio sono superati, non ci eccitano più, noi che progettiamo lucidamente l'omicidio dei nostri genitori e fratelli perché ostacolano la nostra libertà, noi che, se desideriamo una ragazza e lei “non ci sta”, sfoghiamo la rabbia del nostro orgoglio ferito violentandola ed uccidendola, così, “se non la posso avere io non l'avrà nessun altro”.
     Ma siamo proprio tutti così cattivi? (odio le parentesi ed iniziare una frase con una congiunzione, ma questa volta ci voleva)
     La risposta è no, perché quei ragazzi, che purtroppo esistono veramente, sono pochi, tuttavia sono i migliori argomenti-clienti dei giornalisti e dei giornali, dei ricercatori di scoop e del malagiornalismo. Sembra proprio che questo tema piaccia, tanto più; la gente è curiosa e vuole vedere e sapere, ma spetta a noi giornalisti appunto darci e dare un limite, per non cadere nell'indecenza. Invece ci lasciamo guidare dal denaro e celiamo le nostre scelte commerciali con la moralità del diritto all'informazione. Sì, in quanto il filo conduttore di queste scelte disumane è l'audience per la TV, la vendita delle copie per l'editoria ed il numero di accessi per i giornali on-line.
     Sono andato a chiedere ad alcuni edicolanti del centro di Bergamo quante copie hanno venduto in più quel giorno in cui “Libero”, di Vittorio Feltri, ed “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, hanno pubblicato la sequenza integrale della decapitazione di quell'ostaggio americano in Iraq. Bene, tenetevi forte: oltre il 500% in più per il primo ed il 200% in più per il secondo. Personalmente ritengo che il disgusto editoriale di quelle copie abbia toccato i massimi livelli. Personalmente sento di avere perso la stima che avevo nei confronti di Feltri e l'apprezzamento al coraggio editoriale di Ferrara quando realizzò “Il foglio”. Ci mancava solo un bel DVD in omaggio con la copia, così avrebbero potuto regalare, in formato digitale di qualità, il filmato vero e proprio.
     Non voglio sindacare la scelta personale di ognuno sulla voglia o la curiosità di vedere quelle immagini, la violenza fa parte della natura umana e l'eccitazione nel vedere la morte in diretta di qualcuno, per alcuni, è irresistibile; io polemizzo la scelta di pubblicare a tutta pagina su un mezzo di comunicazione che finisce sul tavolo da cucina di casa, dove fanno colazione anche i nostri figli. Non accetto che una persona sensibile ed impressionabile, non necessariamente minorenne, debba trovarsi sotto gli occhi quelle immagini al bar mentre fa colazione o in edicola di fianco al quotidiano che si sta per acquistare. Insomma, se certa gente vuole godere di queste emozioni macabre, che lo faccia acquistando qualche inserto speciale a questo scopo dedicato; ma la responsabilità è sempre nostra alla fine, di noi giornalisti che, appunto, dovremmo proporre certe immagini solo con l'etichetta:”vietato ai minori ed alle persone impressionabili”.
     Comunque, per chi non lo sapesse, il dott. Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, si è impegnato in prima persona a denunciare “Libero” ed “Il foglio” per la pubblicazione di quelle immagini; mi trovo naturalmente d'accordo con questa sua linea, per quanto sia troppo tardi. Spero che, come esempio per gli altri, vengano puniti nel modo più opportuno.

 

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