Stampa   Chiudi
COME SARÀ IL 2004?
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Ce lo chiediamo un po’ tutti in vista del nuovo anno la sera in cui festeggiamo il capodanno. Se diamo retta ai media, ai telegiornali, alle statistiche, ai sondaggi o a qualche altra trovata per sondare il nostro futuro, possiamo ben sperare, ma non è certo la realtà. Si tratta, appunto, di probabilità, che di concreto ha ben poco. 
     Guardiamoci attorno e non pensiamo all’Italia, all’Europa, al Mondo, guardiamo nel nostro praticello che, potete pure darmi dell’egocentrico ma è questo che conta per tutti, non ha più così tanti fiori.
Bergamo, da provincia di contadini e coltivatori, è divenuta una importante realtà industriale ed economica per la Lombardia. Alcuni hanno avuto delle grandi idee, altri le hanno rubate o semplicemente copiate, poi ci siamo dati un gran da fare, abbiamo “fatto i soldi” ed, infine, ci siamo pure montati la testa. Non ci si può certo biasimare per questo; la mente umana è debole di fronte al benessere e si nutre di esterofilia. Tuttavia è ora di cambiare, è era di mettersi un po’ “in riga”, già, perché la pacchia è finita. 
     Provate a girare a piedi per Bergamo, osservate i negozi, ma non di sabato, l’unico giorno in cui lavorano bene un po’ tutti, durante i giorni feriali e in un orario precedente all’uscita degli operai dalle fabbriche, degli impiegati dagli uffici. Vedrete i negozi vuoti; vedrete i titolari desolatamente seduti su uno sgabello dietro al loro bancone che spremono le meningi per completare il quadro delle parole crociate, oppure avranno lo sguardo verso l’esterno, perso nel vuoto, agognando quel cliente che… passa, si ferma di fronte alla vetrina ma… non entra. Non compra.
     Andate al centro commerciale, vedrete incontrollate ridde di persone che girano, girano, ma non comprano se non dei viveri. Oppure scendete sotto casa vostra ed andate nel vostro negozio di fiducia, potrebbe aver cambiato gestione o aver chiuso. Che cosa sta accadendo?
     Bergamo si è sviluppata in fretta e notevolmente, generando ricchezza e posti di lavoro, ma il “mostro” ora è anziano e non cresce più, siamo vicini al punto di saturazione commerciale. Appena nasceva un business e se ne intuivano le potenzialità, tutti ci si avventavano sopra ed ora, ci sono troppi negozi di abbigliamento, ci sono troppi bar e ristoranti, ci sono troppi ipermercati, ci sono troppe edicole, mentre i macellai ed i fioristi chiudono, i calzolai vanno in pensione, le ortofrutticole falliscono, i negozi d’informatica non vendono abbastanza, le concessionarie auto sperano negli incentivi governativi eterni ed il trucchetto della Boutique per avere la scusa di alzare i prezzi ormai è vecchio.
     Tanto peggio è il settore dell’occupazione. Una volta, i mestieri più ambiti e sicuri erano il muratore, l’asfalta strade, il fornaio, il pasticcere, il piastrellista, l’elettricista, l’idraulico… oggi, no! “Io non mi sporco le mani”, dicono i figli; “non voglio che fai un lavoro di bassa manovalanza”, invocano i genitori. Quindi tutti vogliono diventare avvocati, fare gli impiegati, lavorare in banca, essere commessi, generando più offerta che domanda, sì, anche nelle occupazioni più umili, dove i posti di lavoro ce li siamo fatti “fregare” dagli extracomunitari. E adesso?
     Per le famiglie povere il futuro non è roseo: gli stipendi non aumentano, mentre i prezzi dei prodotti, a cominciare da quelli alimentari, continuano a crescere. Non tutti i figli lavorano, oppure studiano e si fa fatica a pagare tutte le spese, ma il cellulare, la Play Statione, il motorino e la TV a 16:9 non possono mancare di certo. Per le famiglie medie, invece, sembra non sia cambiato nulla: macchina nuova, PC, cellulare MMS, lettore DVD con Dolby Digital, vestiti firmati, maxi moto, certo, tutto a rate pur di non rinunciare alla comodità ed al divertimento, senza però poter mettere via un Euro per i prossimi cinque anni. Per le famiglie abbienti, infine, il denaro non manca, ma anche i ricchi risparmiano in tutti quei settori che non ledono l’apparenza. Infatti, “quelli della Bergamo Bene”, per rimanere sulla cresta dell’onda, devono rigorosamente mantenere l’apparenza, ma alla fine acquistano da commercianti del medesimo rango, generando solamente uno spostamento di capitali fra loro.
     Insomma, una visuale apparentemente troppo pessimistica potreste dire, mentre io la ritengo semplicemente realistica, ma con la speranza che la verità sia almeno a metà strada tra la realtà e gli ottimismi dei media. Resta il fatto che il 2004 sarà un anno economicamente difficile e, credo io, anche di svolta nel risolvere alcuni dei problemi che affliggono il mercato commerciale e lavorativo nazionale. Speriamo e per ora Buon Anno a tutti.

 

redazione@infobergamo.it
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E.
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004.
Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Se provieni direttamente da un motore di ricerca vai al Sommario