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LA QUALITÀ EDITORIALE
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Leggendo "L'Eco di Bergamo" del 20 luglio 2003, a pagina 14, mi sono soffermato su una fotografia poco chiara. Si tratta dell'articolo intitolato "Ore 22: sosta selvaggia, viale nel caos", a cura di Emanuele Falchetti, il quale contorna una fotografia molto vecchia. Non voglio entrare nel merito dell'articolo, per altro veritiero, ma che non allarma abbastanza in quanto ci sono i residenti veramente adirati per il chiasso ed il disagio, ma sono rimasto perplesso osservando l'immagine. A tutta prima non capivo di quale punto si trattasse in viale Vittorio Emanuele, poi ho realizzato. Si tratta di uma foto molto vecchia, che risale a non meno di tre anni fa, quando il vecchio androne abbandonato ancora non era circondato dai ponteggi della ditta Pandini, della quale saluto la famiglia.
     Prendendo spunto da questo episodio vi voglio parlare di qualità editoriale, molto sotto tono negli ultimi anni, soprattutto nel mondo dei quotidiani. Possibile che una testata come "L'Eco di Bergamo" debba rovistare negli archivi per cercare una immagine di viale Vittorio Emanuele, stravecchia, da allegare ad un articolo attuale? Con le macchine digitali di oggi si possono fare fotografie eccezionali senza preoccuparsi dello sviluppo del rullino e la qualità fotografica dei quotidiani è ordinariamente bassa per questioni tecniche, non c'è la necessità di elevate qualità digitali come per il mensile "Qui Bergamo", per il quale ho lavorato due anni e mezzo, dunque non ci sarebbe voluto un grande impegno fare una fotografia più odierna. Tra l'altro è proprio la sera che il problema si manifesta. Non si può nemmeno pensare che il motivo di questa scelta vada ricercato proprio nella presenza di un cantiere, in quanto l'articolo è di attualità e la foto deve essere tale.
     Potreste pensare che non ho una tale esperienza da permettermi di opinare l'operato altrui, ma io faccio riferimento alle norme giornalistiche che ci riguardano ed alla coerenza; per quanto non è stata violata alcuna regola, il codice deontologico dell'Ordine dei Giornalisti evidenzia la necessità di veridicità delle informazioni e delle immagini.
     Secondo me, per una fotografia di quasi un quarto di pagina vale la pena cacciare la testa fuori dall'ufficio e tornare ai tempi della "gavetta", in stada fra la gente, nel bel mezzo della verità, della realtà, per ascoltare e scrivere, per osservare e fotografare…

 

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