DAL CALORE DEL POPOLO AL PONTEFICE ALLE ELEZIONI 2013
                                              di Gaudenzio Rovaris

     Che strana situazione scrivere un pezzo di attualità alla vigilia di eventi incerti… e di altri imprevedibili fino a qualche giorno prima…
     Sono un estimatore di Machiavelli e della sua concezione meccanicistica della politica… ma seguire pedissequamente le sue idee può portare a dare ragione al suo amico Gucciardini, il quale afferma che nell’analisi storica dei fatti basta una virgola per far si che un castello costruito ad arte (il Principato machiavellico) si sgretoli miseramente.
     Che settimana quella trascorsa: le dimissioni del Pontefice; il caso della banca Monte dei Paschi di Siena; le accuse al Governatore della Lombardia; gli arresti in Finmeccanica; il dimenticatoio dell’ILVA di Taranto; l’ingerenza asfissiante dei politici su tutti i canali televisivi per ripetere sempre la stessa registrazione (forse pensano che siamo tutti un po’ scemi e che dobbiamo sentirci ripetere le cose per convincerci… ma al proverbio famoso, dal momento che gli stessi sono spesso citati nei miei pezzi; come “repetita iuvant”, io aggiungerei “sed etiam stufant”…).
     È però interessante ascoltare le chiacchiere quasi da bar che riempiono ogni ambiente in cui ci sono più di due persone… Le dimissioni del Pontefice, dopo lo stupore suscitato, trascorsi tre giorni, sono passate tra le notizie di fine pagina, mentre la gente ha dimostrato molta più onestà riempiendo piazza San Pietro e commentando l’evento: probabilmente qualcuno voleva essere protagonista di un evento epocale, ma la maggior parte era gente semplice che ringraziava per quanto aveva avuto da lui e per il coraggio che aveva dimostrato.
     Ricordo l’intervista al Corriere della Sera del cardinal Martini poco prima di morire che ha aperto un nutrito dibattito sulla Chiesa del terzo millennio su problemi di attualità come l’accanimento terapeutico (www.tempostretto.it/news/testamento-biologico) oppure su come vedeva la situazione della Chiesa «La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? […] Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo

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