CRAC ALITALIA: ORA I PROCESSI!
                                              di Pierluigi Piromalli

     A seguito delle consultazioni politiche, aspettando che si compia l’ennesimo “miracolo” italiano e compaia il “Deus ex Machina” che risolva i problemi che assillano il Paese, vorrei rivolgere l’attenzione ad una recente vicenda “parapolitica” che, tanto per cambiare, narra di uno spaccato sociale di “mala gestio” tipicamente nostrana.
     Mi riferisco, in particolare, a quel pozzo di San Patrizio al quale in tanti hanno attinto e che porta il nome della compagnia di bandiera nazionale, quell’Alitalia che è stata gestita dai numerosi manager, che si sono succeduti negli anni, lautamente e vergognosamente stipendiati, e che hanno operato drenando elefantiache risorse pubbliche con la compiacenza di buona parte della politica. Questi manager di Alitalia sono stati, infatti, rinviati a giudizio per il crac dell'azienda del 2008, situazione gestita con dubbia capacità ma con lucida disinvoltura. In Tribunale dovranno ora comparire gli ex amministratori delegati della compagnia di bandiera, Francesco Mengozzi e Giancarlo Cimoli, unitamente ad altri dirigenti del gruppo, che guidarono la derelitta azienda macina-soldi tra il 2001 e il 2007.
     L’Autorità Giudiziaria ha disposto accertamenti in merito sia al ruolo assunto dal Governo nella gestione della compagnia e nel dissesto che ne è conseguito, sia a quello rivestito dal Collegio dei Sindaci del vettore nazionale, il quale avrebbe dovuto svolgere efficacemente un’attenta azione di vigilanza per evitare l’aggravamento di una situazione finanziaria complessa, riconducibile ad una fase nella quale troppi costi erano ingiustificati ed incomprensibili.
     Più nel dettaglio, si indaga sulle operazioni svolte dagli ex manager e riferite alle variazioni societarie del periodo 2001-2007, quando vennero create Alitalia Fly e Alitalia Servizi e quando vennero acquisite, nel 2005, Volare Group, Volare Airlines e Air Europe. Tali operazioni, per la verità, avevano suscitato perplessità in quanto furono compiute con estrema destrezza in un momento in cui sarebbe stato saggio valutare le iniziative di allargamento del gruppo con una visione d’insieme e tenuto conto delle serie difficoltà nelle quali versava della compagnia.
     Per completare l’increscioso quadro sono stati, inoltre, contestati, per il medesimo periodo, i reati di bancarotta, sia per distrazione sia per dissipazione. Secondo l'accusa si sarebbe trattato di una vera e propria dissipazione della compagnia di bandiera, condotta attraverso il compimento di operazioni abnormi

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