Vi ho già accennato che il tipo di protocollo applicatole, inizialmente definito abbastanza leggero forse per non spaventarla, in realtà è particolarmente pesante. La sua definizione è EDP, Etoposide, Doxorubicin e Cisplatinum, ed è conosciuto nel mondo come “The italian protocol”; il fautore è il dottor Berruti, il responsabile dell’équipe di Torino, all’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano. Nel dettaglio, esso consta in tre farmaci piuttosto pesanti, somministrati ripetutamente in determinati giorni: si parte il giovedì con l’Etoposide, il venerdì si passa al Cisplatino, sabato e domenica pausa, dal lunedì al mercoledì Adriamicina, il famoso farmaco rosso che determina la perdita dei peli del corpo, e si conclude con i restanti giovedì e venerdì come i precedenti.
     Se il primo ciclo è stato retto abbastanza bene da Anna, non è stato così per il secondo, iniziato nel mese di settembre 2010, semplicemente per una questione di accumulo, accentuato dalla poca pausa prevista dal protocollo tra un trattamento e l’altro. Infatti, dopo due settimane intere di sospensione della somministrazione, il giovedì della terza il ciclo ricomincia. Sebbene Anna non ha manifestato tutti gli effetti collaterali che i tre farmaci possono determinare, è stata piuttosto male in termini di nausea, vomito e spossatezza fisica. L’unica nota positiva, mi ha spiegato, è stata l’esperienza al Day Hospital… sì… mai più il ricovero. Glielo proposero anche per il secondo ciclo, ma lei assolutamente no… ha scelto senza esitazione il DH. Al di là dell’impegno minimo in termini tempo, “tornare a casa e ‘vegetare’ sul divano è tutta un’altra cosa”, mi ha spiegato.
     Mi racconta Anna: “quei pomeriggi a casa di quelle settimane, mentalmente avrei voluta fare tante cose, ma il mio corpo mi diceva di no. Dormivo e dormivo ancora. Ero sì a casa mia, ma mi sentivo sola e non vedevo l’ora che giungesse la sera per poter rivedere il mio amore che tornava dal lavoro, il quale, per l’occasione, si è trasferito da me per potermi assistere. E allora dormivo ancora affinché la sera giungesse prima. Era lui ormai l’uomo della cucina… mirata, in quanto iniziavo a selezionare i cibi a causa della nausea. È strano come nella mia mente, al pronunciare il nome di un ingrediente o di una pietanza, compariva una immagine dettagliata del cibo e, subito dopo, un colpetto dallo stomaco mi comunicava di esprimere un rifiuto. Oppure, un accenno di languorino mi invitava a confermare la pietanza.”
     Rividi Anna dopo il secondo ciclo di chemioterapia e la trovai piuttosto dimagrita e spossata. Non riusciva più a bere acqua; in sostituzione beveva tè freddo zuccherato o acqua e tamarindo, cocacola, aranciata, mangiava poco e

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