notizia ad effetto e con il chiaro intendimento di suscitare riprovazione e stupore tra lettori ed ascoltatori, verso coloro che, non certo per loro volontà, si sono trovati inconsapevoli spettatori e testimoni dell’increscioso evento. Costoro, subendo una abile manipolazione della notizia, sono stati tacciati e accusati di indifferenza e insensibilità verso le due sfortunate persone, che, coperte dal fatidico lenzuolo bianco, attendevano l’intervento del personale medico, per il solo fatto di aver continuato a fare quello che stavano facendo.
     A Formia come a Vibo Valentia, ma si potrebbe dire da nord a sud dell’intera penisola, sembrerebbe dilagare questa disarmante realtà permeata di menefreghismo e di insensibilità, circostanza che francamente suona sospetta. Se, quindi, il continuare a giocare e a divertirsi (di pochi) nonostante si fosse consumato un tragico evento può giustamente essere considerato un eccesso ed una condivisibile mancanza di rispetto e di sensibilità verso una situazione estrema, che impone sobrietà nei comportamenti, non può certo essere condivisa la semplificazione e la generalizzazione di chi si diletta a raccontare un fatto di cronaca in modo acritico e mosso da sensazionalismo aggressivo, gettando la croce addosso anche a coloro che, con atteggiamenti consoni alla circostanza, si sono limitati a restare dov’erano mantenendo comportamenti compatibili con la particolare situazione.
     Nel nostro Paese, però, la ricerca spasmodica della notizia costituisce un credo irrinunciabile e sul quale chi fa informazione costruisce e confeziona la cornice coreografica all’interno della quale si narra l’evento. Pretendere, come nel caso citato e come implicitamente recita il messaggio criptato della stampa, che una moltitudine coinvolta, suo malgrado, in un evento severo venga addirittura additata di indifferenza probabilmente perché non si è riunita in preghiera, appare esercizio di bassa e censurabile retorica. Del resto, non è una novità che i mezzi di informazione, siano essi cartacei o televisivi, si ritengano liberi, in nome della difesa del diritto di cronaca, di oltrepassare la soglia della nuda cronaca e si ergano a moralizzatori degli altrui comportamenti quasi fossero mossi da una missione purificatrice del prossimo.
     Il clima sempre più avvelenato che inquina discussioni politiche, sportive, economiche o di mero spettacolo da gossip, origina purtroppo da una abitudine ormai tollerata nelle alte sfere dell’informazione, la quale ammorba il vivere quotidiano alimentando le reazioni più disparate dell’opinione pubblica. Ed è sempre quella “libera” informazione che da una parte insiste nel sottolineare la

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