sotto il profilo economico e gestionale, che avrebbero causato perdite ingenti per oltre quattro miliardi di euro fino al 2007. L'ex amministratore delegato di Alitalia, Cimoli, che nel proprio cursus honorum annovera anche la rappresentanza delle Ferrovie, deve, inoltre, rispondere di due episodi di aggiotaggio per la diffusione di presunte notizie false al fine di ottenere variazioni del titolo Alitalia sui mercati finanziari.
     Insomma, si prospetta una situazione assai delicata per i reggenti di una compagnia che si trovava in chiara agonia, senza che nessuno proferisse verbo e che, all’epoca, costituiva un buco nero che neanche gli alchimisti di Stato sarebbero stati capaci di risolvere ricorrendo ad una grande operazione di finanziamento trasparente. Ma le contestazioni non si limitano solo al fallimento colposo dell’azienda, ma anche alla dissennata gestione che ha comportato l’emorragia di migliaia di posti di lavoro con dipendenti costretti all’esodo e che, oggi, in pendenza del giudizio, sono pronti a costituirsi parte civile nel processo per la bancarotta della compagnia, confluita nel 2008 nella nuova CAI – Compagnia Aerea Italiana.
     Nel dissesto finanziario furono coinvolti oltre quattromila dipendenti, sottoposti alla cassa integrazione, ed il crac finanziario, secondo le stime all’epoca del passaggio da Alitalia a Cai, produsse la perdita e la sospensione di circa diecimila posti di lavoro. I quattromila lavoratori sospesi, già beneficiari della cassa integrazione scaduta lo scorso mese di ottobre 2012, sono oggi ufficialmente licenziati ed una parte di essi, quasi ottocento, sono confluiti nell’esercito degli esodati.
     Il processo, appena iniziato, fornisce l’occasione per chiarire una vicenda grottesca, che ha generato troppi dubbi e grandi perplessità, ma che ora potrà essere valutata alla luce dei riscontri probatori che verranno acquisiti nel corso del giudizio. La speranza è appunto quella di accertare le responsabilità di coloro che compirono scelte scellerate ed inopportune, non certo rivolte a salvare il vettore nazionale, con l’aggravante che vennero bruciati migliaia di posti di lavoro.
     La futura sentenza, qualora venissero accertati i fatti contestati, potrebbe anche costituire un fondamento importante per sostenere le centinaia di ricorsi presentati ai tribunali del lavoro dai dipendenti ingiustamente licenziati e che hanno patito una situazione eufemisticamente mal gestita. Insomma, oggi ritorna attuale la storia di un fallimento annunciato, forse studiato a tavolino,

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