attualmente insediato a Bergamo. La ricongiunzione dell’intero corso a Roma garantirebbe, negli intendimenti ministeriali, un indubbio vantaggio economico con contenimento delle risorse, posto che l’immobile laziale, essendo demaniale, non genererebbe alcun costo con buona pace degli economi dello Stato e del futuro Esecutivo.
     Probabilmente il destino dell’Accademia, pur con tutte le riserve del caso, è stato segnato anche da fatti controversi e imponderabili, i quali hanno contrastato lo sforzo dell’Amministrazione dell’allora Giunta Bruni, che aveva approvato il trasferimento della struttura nell’area di Grumello del Piano, ove era stato individuato il nuovo e più funzionale presidio che verosimilmente avrebbe potuto ospitare l’intero quinquennio accademico. Il progetto ha però evidenziato ben presto tutta la propria criticità, allorché il Comando Generale della Guardia di Finanza e il Ministero dei Lavori Pubblici hanno comunicato la loro rinuncia alla realizzazione dell’opera, poiché la rilevante spesa prevista, pari a 250 milioni di euro, era stata dirottata per la ricostruzione dell’Abruzzo post terremoto. Appreso della rinuncia, l’amministrazione Tentorio, succeduta a quella di Bruni, ha sterzato verso l’ipotesi alternativa del Parco dello Sport e dello Stadio nuovo, con annessa dotazione di impianti multifunzionali, progetto che, dopo studi di fattibilità, valutazioni di carattere ambientale e confronti amministrativi, è definitivamente spirato. In un colpo solo Bergamo ha perso, quindi, una duplice occasione e, complice il generarsi di eventi imprevedibili, non è stato più possibile coltivare l’ambizioso progetto della nuova Accademia.
     Ora, le sorti dell’Istituzione, che ha scandito la quotidianità cittadina fin dal lontano 1984, saranno affidate alle manovre del futuro governo, che dovrà assumere una decisione definitiva in linea con la politica di rigore adottata in questi ultimi anni. Il ragionamento potrà apparire forse semplicistico e secondario in un momento in cui il sistema imprenditoriale locale è in chiara sofferenza, con imprese costrette ad abbassare la saracinesca e a licenziare dipendenti, ma, va da sé, che la perdita di una rilevante Istituzione pubblica non potrà essere accolta facendo spallucce, perché inevitabilmente si genererebbero comprensibili ricadute negative per il territorio. Tra l’altro, l’ipotesi di smantellamento dell’attuale sede dell’Accademia seguirebbe a ruota il mancato insediamento, che è invece ufficiale, della Scuola di Magistratura, iniziativa salutata con enfasi e con soddisfazione dalla collettività all’indomani dell’investitura della sede bergamasca di via Sant’Alessandro, ma divenuta, dopo i canonici rimpalli, deroghe e rinvii in perfetto stile “old Italy”, un altro flop

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