comprese quelle di una collocazione di strutture pubbliche e private di servizi al cittadino, costituirebbero un non-costo per l'amministrazione locale, che non dovrebbe mettere mano al portafoglio per stipulare contratti, ma perseguirebbe un indubbio guadagno sotto il profilo sociale, consentendo anche, aspetto certamente non secondario, una rivitalizzazione delle attività commerciali della zona, penalizzate dall’esodo in massa delle maestranze ospedaliere e di tutto l’indotto che vi girava intorno.
     L’Amministrazione, di fronte a questi scenari, è ora chiamata ad un ruolo di grande responsabilità verso la collettività e dovrà decidere come orientare le scelte nella gestione temporanea della vicenda per non rischiare seriamente di infilarsi nel tunnel del dissenso se tutto ciò dovesse rimanere sulla carta e se questi timori dovessero diventare reali.
     Non è il momento di perdersi in teatrini politici e in dibattiti da cortile, perché se l’inerzia dovesse agevolare il degrado dell’area, nonostante i primi allarmi, troverebbe conferma, ancora una volta, lo scetticismo verso la politica quando si tratta di operare scelte importanti per la società civile. Il malvezzo politico deve essere debellato a tutte le latitudini e Bergamo ha l’opportunità di dimostrare, in questo caso, virtuosismo amministrativo e lungimiranza gestionale, adottando misure e soluzioni molto più semplici di quelle che appaiono e che soprattutto possono prescindere da investimenti economici.

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