NON C’È TEMPO DA PERDERE, RIVITALIZZARE IL VECCHIO OSPEDALE!
                                              di Pierluigi Piromalli

     Dopo estenuanti e stucchevoli tira e molla e dopo i bellicosi ultimatum dell’imprenditoria orobica nei confronti della direzione dell’Ospedale, accusata di non aver onorato le pendenze debitorie verso i numerosi subappaltatori coinvolti nella realizzazione della nuova struttura, il Papa Giovanni XXIII, salutato dai peana dei media, ha finalmente aperto i battenti all’utenza completando il faticoso iter che, negli ultimi tempi, aveva fatto presagire ad un rinvio a data da destinarsi.
     Le controversie tra Ospedale e DEC, impresa appaltatrice, sono ora confinate nelle aule giudiziarie, così come sono superate, per ora, le infinite diatribe sulle infiltrazioni d’acqua, che avevano generato forti timori per l’agibilità dei locali, facendo discutere animosamente la popolazione, divisa, come sempre, tra gli scettici e gli ottimisti. Bergamo e tutto il corollario della politica locale possono ora fregiarsi del nuovo Ospedale, tanto atteso quanto chiacchierato, e la Regione, il presidente Formigoni in primis, ha potuto aggiungere un’altra metaforica decorazione all’uniforme della sanità lombarda.
     Largo Barozzi, sede del vecchio ospedale e che per ottant’anni ha accompagnato e scandito la quotidianità dei bergamaschi (e non solo) scrivendone una parte di storia, appare ora un fantasma abbandonato, che induce a ricordi nostalgici e che rappresenta già il passato. La frenesia giornaliera che animava il quartiere di Santa Lucia si è trasferita più a sud, in quella parte della città che ha eroso gli spazi verdi ancora esistenti, lasciando un po’ di amaro in bocca a chi si era abituato a convivere con quel cadenzato ritmo entrato a far parte della abitudini quotidiane.
     Si apre adesso una nuova ed importante fase che vedrà l’area dei vecchi Riuniti oggetto di una auspicabile riqualificazione, che, complice un’economia ingessata, appare un progetto a lunga scadenza considerato che i potenziali investitori potrebbero trovarsi di fronte ad oggettive difficoltà nel riconvertire l’intera struttura.
     Vi è la possibilità reale, come già pubblicamente paventato, che in questo momento il mercato immobiliare non sia preparato per partecipare ad una gara da 70 milioni di euro, ovvero la base d’asta, milione più milione meno, per acquisire l’area, con il rischio che l’incanto vada deserto. È sorta allora l'idea, in via alternativa, di indire un concorso internazionale per una riqualificazione sostenibile, studiando anche l'utilizzo di tutti gli strumenti finanziari che le

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