approccio, per consentire di ricercare una soluzione condivisa in tempi brevi, visto che la dismissione del presidio ospedaliero costituisce un problema per la città e rischia di innescare un processo di crescente degrado con il quale nessuno, a partire dalla cittadinanza, si vuole confrontare. Ipotesi concrete ce ne sarebbero pure e l’Amministrazione, in primis, è chiamata, di concerto con gli organismi rappresentativi sul territorio, a valutare i criteri di valorizzazione dell’area per contrastare prevedibili fenomeni di occupazione abusiva e per far contestualmente rivivere la zona, dirottando nelle strutture già esistenti attività di interesse pubblico.
     L’anagrafe cittadina sta già occupando, seppur provvisoriamente, gli spazi dell’ex Cups ospedaliero e, quindi, la strada è parzialmente tracciata, anche per iniziative analoghe. Si tratta ora di capire se vi sia la volontà concreta di destinare una parte del complesso ad esigenze pubbliche, dal momento che il bisogno di spazi è una necessità costante e il centro cittadino è sempre più aggrovigliato nella morsa delle zone a traffico limitato, le quali, a breve, cadranno sotto l’occhio elettronico condannando l’utenza a rivedere abitudini e ripensare la mobilità nel cuore urbano.
     Nel frattempo c’è un quartiere in attesa, ci sono residenti che non vogliono assistere ad una desertificazione annunciata - anche se l’Accademia della Guardia di Finanza contribuisce, per ora, a mantenere una parvenza di vivacità nella zona - e lo sono, a maggior ragione, i commercianti che hanno subìto un duro colpo alle proprie aspettative di guadagno con lo spostamento dell’Ospedale.
     Il comitato di quartiere di Santa Lucia ha avanzato, tra le tante proposte, anche la possibilità di rendere accessibile a tutti l’ampia superfice interna all’ex Ospedale, affinché venga tenuto vivo un contesto in evidente agonia. Tale soluzione, per quanto interessante e affascinante, potrebbe, però, generare effetti contrapposti, ovvero il consolidamento di frequentazioni ambigue grazie al decentramento del quartiere oppure ripopolamento dell’area che, in questo caso, dovrebbe coniugarsi a qualche struttura di richiamo.
     Limitare la libera circolazione solamente all’area interna senza possibilità di accedere, per esempio, a biblioteche, attività ludico-commerciali, librerie o, comunque, ambiti con scopo aggregativi, che ben potrebbero essere individuati negli immobili interni, appare una scelta incompleta. Più praticabile, invece, che trovino accoglienza, magari nella struttura antistante a Largo Barozzi e nei primi padiglioni interni, attività e uffici pubblici come quelli della Provincia, della Agenzia del Territorio e anche del Tribunale.

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