architettura semplice o di maniera che caratterizza quasi tutti i centri storici (italiani e non).
     Trovo interessante e coraggiosa “culturalmente” ogni iniziativa di rendere fruibile e collettiva l’arte, dipende come e da chi, a mio parere è fondamentale riacquistare il senso della misura e la responsabilità di una classe dirigente élitaria, colta, matura, che decida per una maggioranza che non ha gli strumenti per comprendere. Troppo élitario? Sarà, ma le élite hanno sempre deciso e senza le élite non avremmo molta della bellezza che ci circonda e questo se lo si è visto anche in politica ogni qualvolta i legittimi movimenti d’opinione “dal basso” invadono le istituzioni, di fatto peggiorandole (se possibile).
     Detto questo, gli strumenti per orientare queste scelte ci sono: concorsi ad invito che coinvolgano l’ordine degli architetti, commissioni presiedute da persone di chiara fama e curriculum, controllo da parte delle università; ogni comune dovrebbe avere commissioni edilizie composte da persone con queste competenze. Nessuno credo contesti piazza Cordusio a Milano, opera di Oldenburg e Gae Aulenti, certi interventi invece fatti da artisti e da geometri in alcuni paesi della nostra provincia sarebbero da abbattere senza pietà.
     Aveva già detto tutto Giorgio Gaber.

     Si può (Gaber-Luporini 2001)

Si può
si può
si può, siamo liberi come l'aria
si può
si può, siamo noi che facciam la storia
si può.

Si può, io mi vesto come mi pare
si può, sono libero di creare
si può, son padrone del mio destino
si può, posso mettermi un orecchino.

Si può, fare critiche dall'esterno
si può, sputtanare tutto il governo
si può, non far uso dei congiuntivi
si può, siamo liberi e trasgressivi.

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