Stampa   Chiudi
BIOGRAFIA: ANTONIO LOCATELLI
                                              di Cristina Mascheroni

     “Alto egli era, slanciato ed armonioso di corpo, con un profilo d’aquila e il pallido viso sognante…”                                                        Bortolo Belotti

     Antonio Locatelli nacque a Bergamo il 19 aprile 1895, da Samuele Locatelli ed Anna Gelfi. È ricordato per le sue audaci imprese avvenute durante la Prima Guerra Mondiale come pilota dell’Aviazione Militare, ma fu anche alpinista appassionato, giornalista e politico italiano. Fu un ragazzo dall’animo assai temerario, con un grande amore per il volo, che lo rese poi famoso in tutto il mondo.
     Locatelli, nato in una famiglia assai modesta, seguì gli studi tecnici all’Istituto Industriale di Bergamo; diplomandosi nel 1913, poi fu assunto all’Ansaldo di Cornigliano Ligure, dove si fece notare per la bravura ed il notevole impegno, tanto da essere subito promosso come capotecnico. Il soggiorno nella regione ligure gli permise di coltivare una grande passione, l’alpinismo, scalando insieme al fratello Carlo le pareti dell’Adamello, del Monte Rosa e del Cervino; questa passione, grande tanto quella per il volo, lo accompagnò per tutta la vita, fino a che negli anni Venti divenne presidente del CAI di Bergamo.
     Nel gennaio del 1915 fu chiamato alle armi ed assegnato al Battaglione Aviatori, dove conseguì il brevetto di pilota, effettuando numerosi voli di ricognizione sul territorio nemico e tanti combattimenti (in totale collezionò 523 voli di guerra), per i quali ricevette tre medaglie d’argento per il valor militare.
     Il 2 febbraio 1918 entrò a far parte della squadriglia “La Serenissima” e il 9 agosto del medesimo anno volò a fianco di Gabriele D’Annunzio, durante l’azione militare conosciuta come “volo su Vienna”, la quale culminò con il lancio sulla città di volantini propagandistici tricolore. Abbattuto e fatto prigioniero il 15 settembre 1918, fu internato nel campo di prigionia di Sigmundsherberg, luogo dal quale riuscì a fuggire travestito da soldato austriaco e con falsi documenti; alla fine della guerra, ricevette la medaglia di bronzo al valor militare, poi convertita in oro. Questa fase avventurosa della sua vita è da lui raccontata nel volume “Le Ali del Prigioniero”, edito a Milano nel 1924 e venduto in oltre 9.000 copie.
     Fra le sue imprese, la più famosa è senz’altro il sorvolo della Cordigliera delle Ande. Il 2 giugno 1919, nell’ambito di una missione militare di propaganda nell’America del Sud per pubblicizzare le fabbriche di aerei italiane, Locatelli compì diversi voli sul territorio uruguaiano e argentino fino a quando non decise di tentare la trasvolata delle Ande, tra il Cile e l’Argentina, anche se, causa inverno australe, le condizioni di volo erano proibitive: si trattava di volare con un apparecchio SVA con venti che raggiungevano velocità oltre i 200 km/h e temperature di 35 gradi sotto lo zero. Partito da Buenos Aires per raggiungere Valparaìso, cercò di passare sopra le Ande, ma fu fermato da un uragano; ritentò l’impresa il 30 luglio del medesimo anno e, dopo aver sorvolato la Cordigliera a quota 6.500 metri, atterrò a Viña del Mar, presso Valparaìso. L’impresa lo rese famoso in tutto il mondo.
     Durante la trasvolata, Locatelli imbarcò sul suo aereo una sacco pieno di posta da recapitare dopo aver valicato le montagne, primo esperimento di quello che diventerà poi un usanza molto diffusa: la posta aerea.
     Rientrato in Italia, aderì al movimento fascista organizzando, insieme a Suardo, le squadre di azione nel bergamasco. Cercò poi di raggiungere D’Annunzio a Fiume ma, causa problemi con l’aereo, ci arrivò solo alla fine degli scontri. Tornò quindi a Bergamo dove rimase fino alla marcia su Roma.
     Improvvisamente, nel 1923, Locatelli decise di partire per un giro intorno al mondo, per dedicarsi ad una altra sua grande passione, la fotografia; il viaggio è documentato infatti da numerose foto, taccuini ed annotazioni su diari, cartoline illustrate e diversi oggetti raccolti durante il suo pellegrinare. Viaggiò per nove mesi fra Egitto, India (compì una scalata sull’Himalaya), Cina e Giappone, con ascensione sul Fujiyiama, rientrando poi in Italia passando per gli Stati Uniti. Data la sua abilità di fotografo, collaborò negli anni seguenti con la “Rivista di Bergamo”, giornale del quale nel 1929 divenne il direttore, e il “Corriere della Sera”, in qualità di redattore. In parallelo alla sua attività giornalistica, Locatelli continuò a scalare le montagne, come alpinista (fu presidente del Club Alpino Italiano di Bergamo) e a volare come pilota civile.
     Nel 1924, l’Aquilotto di Bergamo, così come venne simpaticamente soprannominato dal popolo, tentò una nuova impresa, la traversata in aereo dell’Atlantico del Nord, da Est a Ovest. Dopo infruttuosi contatti con Amundsen, scelse di volare fra l’Islanda e la Groenlandia, con un idrovolante bimotore Dornier-Wal in alluminio; purtroppo, dopo aver toccato la Scozia e l’Islanda, fu fermato da una fitta nebbia in Groenlandia, cosicché dovette ammarare in pieno oceano, al largo di Capo Farewell (Groenlandia). Egli contava di ripartire non appena le condizioni meteo lo avessero concesso, ma ciò non fu possibile e venne recuperato in pieno oceano, quattro giorni dopo, dall’incrociatore americano Richmond. Come premio per il suo tentativo, ricevette molte lodi e 65.000 lire che il pilota devolse interamente in opere di beneficenza per la città di Bergamo.
     Alla sua carriera di pilota si affiancò anche quella di politico: infatti, dal 1924 al 1928 fu deputato al Parlamento nella XXVII legislatura, partecipando ai lavori in particolare per il settore aeronautico.
     Nel 1932 fu designato quale Conservatore della Rocca di Bergamo e del Museo del Risorgimento, per il quale elaborò il progetto di riallestimento, e nel biennio 1933-34 fu podestà di Bergamo. Nonostante la notevole abilità amministrativa dimostrata, egli fu costretto a lasciare gli incarichi pubblici per dissenso con la classe politica dell’epoca, creando però come ultimo programma un gruppo di lavoro per elaborare il progetto di risanamento di Città Alta.
     Nel 1935-36 si guadagnò una seconda medaglia d’oro come pilota partecipando alla Guerra d’Etiopia. La sua impresa aerea più rilevante fu il primo volo di collegamento tra il fronte somalo e quello eritreo, da Gorrabei a Dancalìa, ma la presa di Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia, e la proclamazione dell’Impero non coincisero con la cessazione delle ostilità. Fu decisa quindi una spedizione aerea verso Lekempti, la quale aveva valenza più politica che militare, e Locatelli ne fece parte. Si trattava di arrivare a Lekempti per accettare la sottomissione di un capo galla locale e preparare una base adatta a ricevere i successivi avio-sbarchi per contrastare un nascente nuovo governo etiopico. Il 26 giugno 1936 Locatelli comandò il secondo dei due Caproni Ca.133, che componevano la spedizione del generale di brigata aerea Vincenzo Magliocco, spedizione della quale faceva parte anche un aeroplano di ricognizione IMAM Ro; arrivati in luogo, fu allestito il campo per la notte, ma, malauguratamente, i tre equipaggi furono aggrediti da un gruppo di ribelli e tutti i membri della spedizione, ad eccezione del tenente cappellano Marco Borello e dei due interpreti indigeni, furono trucidati e i tre aerei incendiati.
     L’impressione per la morte di Locatelli, in Italia, fu notevole e l’opinione pubblica ne fu davvero scossa.
     L’anno successivo, nel 1937, con decreto del 15 marzo, al pilota ed agli altri componenti degli equipaggi fu conferita la medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria. Con questa terza onorificenza, Antonio Locatelli rimane oggi l’unico militare della Regia Aeronautica per tre volte decorato con la massima medaglia al valore.
     Antonio Locatelli morì quindi il 27 giugno 1936. All’Aquilotto di Bergamo non fu concesso nemmeno l’onore di trovare la morte nel suo elemento, l’aria; ci ha lasciato invece come un mortale qualunque, con i piedi per terra, lui che tanto aveva fatto sognare le persone con le sue imprese di volo.
     Gabriele D’Annunzio volle che fosse seppellito al Vittoriale e per questo motivo mise a disposizione un’arca funeraria. I resti di uno dei due Ca.133, successivamente recuperati, furono trasformati in un monumento ai caduti.

 

redazione@infobergamo.it
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E.
Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004.
Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Se provieni direttamente da un motore di ricerca vai al Sommario