ne aveva affidato l’incarico per la fusione a Bartolomeo Pesenti. L’ultima e definitiva fusione avvenne il 23 marzo 1656 e “il campanone” fu benedetto nel 1658 dal Cardinale Gregorio Barbarigo. Secondo gli scritti dell’epoca, essa era “di mille pesi”, ma ciò non è reale in quanto non si tenne alcun conto del calo normale che si verifica durante l’operazione di getto e di fusione, il suo peso in realtà è di “seicentottanta pesi”, circa 680 kg.
Il suo suono chiamava a raccolta i cittadini per le solenni ricorrenze civili, storiche e religiose, annunciava l’ingresso dei Magistrati e di Vescovi, le riunioni dei Maggior Consigli e festeggiava le glorie militari e le vittorie dei bergamaschi. Per anni fu la voce della città, tant’è che da essa prese anche il nome un giornale, appunto, “Il Campanone”, settimanale cattolico ispirato alla dottrina di Leone XIII, pubblicato dal 1885 al 1913.
L’uso del campanone, unitamente alle due campane minori, che gli facevano compagnia nel secolo XV, era disciplinato da regole ben precise: lo suonavano i “ballotini”, anticamente chiamati “servitores communis Pergami”, e più tardi “valletti” o “uscieri”, che vestivano un uniforme del Comune dai colori giallo e rosso. Di notte, dall’alto della torre comunale, a turno montavano la guardia ed ogni ora “davano la voce” alle guardie della Rocca, della Cittadella e del Castello. Loro compito era suonare le campane del Comune secondo prescrizioni ben precise, così come possiamo leggere nel “Capitolare”, che si trovava nell’Archivio del Comune e ora è custodito nella Civica Biblioteca: “la città avrà quattro servitori, uno dei quali starà sulla Torre del Comune di giorno continuamente, tre per turno di notte, ed ogni ora daran la voce alle guardie delle fortezze. Suoneranno le campane almeno tre volte prima della seconda ora di notte ed il terzo suono durerà un quarto di ora. Suoneranno inoltre in caso di incendio e di allarme ed in tutte le ore degli offici di terza, nona e vespri, l’Ave Maria del mattino e della sera, la diana nelle ore competenti, i vespri solenni delle vigilie. Essi custodiranno la torre e le campane, non permetteranno ad alcuno di salire sulla torre o di toccare le campane sotto pena da infliggersi ed avranno ogni cura perché le campane non si rompano”. A seguire, una minuziosa descrizione delle altre occasioni nelle quali suonare le campane, e per quanto tempo… descrizione così minuziosa che ci vien di fatto di pensare che essi siano gli antenati della burocrazia moderna!
Tornado alla costruzione della torre, l’edificazione della copertura in legno a quattro spioventi si svolse durante l’estate del 1952 e, successivamente, si ricoprì la struttura in legno con lastre di rame fissate con chiodi ricoperti di stagno. Durante tali lavori, fu necessario disfare parte dell’opera compiuta per poter collocare, in cima al tetto, una sfera di legno rivestita in rame e un pennone con la bandiera con dei blasoni dipinti, probabilmente gli stessi dei tre