PEDIATRA E PSICOTERAPEUTA: UNA COLLABORAZIONE POSSIBILE?
                                              di Giuliana Longo

     I disturbi del sonno e dell’alimentazione nel bambino piccolo.
     Per tradizione, la pediatria si occupa del bambino nella sua totalità, sano o malato che sia, e di tutte le sue abitudini di vita, compresi il sonno e l’alimentazione. Oggetto di frequente lamentela da parte dei genitori nella consultazione col pediatra sono i disturbi del sonno e dell’alimentazione, in grado di produrre ansie, sconforto e rabbia e di alimentare la tensione nelle relazioni famigliari. È così che spesso il pediatra si ritrova a dover gestire “da solo” sintomi che non trovano una spiegazione dal punto di vista medico, poiché il bambino è “sano”, pertanto, di fronte al cosiddetto “sintomo funzionale”, il medico si trova a minimizzare la portata del comportamento “disturbante” denunciato dai genitori o a definirlo come un falso problema, anche se intuitivamente è portato a considerarlo “reattivo all’ambiente”.
     Da qui i numerosi consigli ai genitori, che purtroppo non sempre bastano per aiutarli ad uscire dalla situazione ansiogena. Non bastano perché fornire spiegazioni tranquillizzanti, come potrebbero essere quelle sul rapporto sonno-maturazione neurologica, suggerire regole di comportamento ispirate al buon senso o comunque ad un approccio psico-pedagogico non sempre è sufficiente ai genitori per modificare la relazione col piccolo, perché, in effetti, la causa del sintomo si trova proprio in incomprensioni nel rapporto con il bambino e allora diventa necessario analizzare le dinamiche relazionali per aiutare i genitori a rompere dei condizionamenti, i quali involontariamente hanno creato, abitudini, schemi di azioni e reazioni che rischiano di irrigidirsi e di alimentare senso di impotenza, sensi di colpa e tensioni quotidiane.
     Cosa si può fare? Partiamo dalla cultura. A “divulgare” che la salute del bambino necessita spesso di un approccio interdisciplinare, visto che la cosa sembra ancora lontana dalla mentalità collettiva: il fatto, per esempio, che potenti strumenti come la TV generalista, capaci di influenzare interpretazioni dei fatti, comportamenti e valori, si mantengano ancora oggi su posizioni tradizionali ma obsolete non può che confermarlo.
     Questo mi fa pensare ad una recentissima intervista sui problemi dell’alimentazione in cui mi sono imbattuta (19 gennaio 2012, Tg2 Medicina 33 “Bimbi inappetenti”): il solo intervistato sul tema delle difficoltà dell’alimentazione era un pediatra, il quale asseriva ripetutamente come nella larghissima maggioranza dei casi il sintomo denunciato dai genitori non sia che

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