LA POLITICA ITALIANA SI AVVIA VERSO LA LIQUEFAZIONE
                                              di Pierluigi Piromalli

     Le recenti elezioni amministrative, accompagnate da scandali, inquisiti e ribaltoni all’interno delle gerarchie dei partiti, hanno evidenziato le peggiori tentazioni della politica italiana, ponendo la coalizione di centro destra nelle condizioni di arrestare il proprio declino e tentare di rinnovarsi imponendo al Governo una azione meno rigorosa e quella di centro sinistra nell’ottica di chiudere la fase dell’esecutivo tecnico e anticipare la fine della legislatura. Come era prevedibile, dato che la credibilità della politica è giunta ai minimi storici dopo legislature dissennate, hanno prevalso le frange premiate dall’elettorato, come il movimento di Beppe Grillo, che vorrebbero subito andare alle elezioni per consolidare il consenso acquisito e per dare una netta sterzata alla politica dell’ultimo ventennio.
     L’esito delle votazioni pone una riflessione severa, poiché nessuno è stato sfiorato dal fatto che il quadro generale scaturito dalle amministrative avvicina sempre più l'Italia alla Grecia, paese che non riesce ad uscire dai paradossi della propria crisi interna e oscilla pericolosamente sul precipizio dell’abisso se BCE e UE dovessero decidere di non sostenere più Atene. La Spagna ha, invece, congedato l’esecutivo socialista di Zapatero, affidando ad altro partito il diritto di governare così come la Francia ha scelto di non rinnovare la fiducia a Sarkozy, individuando in Hollande l’uomo nuovo che dovrà, nei prossimi cinque anni, guidare il Paese nel difficile momento di crisi globale e di collasso della solidità dell’Unione. Nei prossimi mesi, vale a dire quando occorrerà individuare ai vertici dell'Europa la migliore combinazione fra rigore e crescita, la Spagna e la Francia saranno governate da soggetti investiti dall’elettorato di precisi compiti istituzionali, mentre in Italia i rischi di una ingovernabilità sono reali.
     Ci si domanda, infatti, quale sarebbe la prospettiva di governo dell'Italia se da eventuali elezioni anticipate emergesse un quadro simile a quello che si è delineato dopo le consultazioni amministrative! Purtroppo, i partiti italiani, perennemente assopiti nel sonno della ragione e continuamente stritolati dalle faide intestine rivolte alla ricerca di spartizioni di potere, non hanno compreso lo scopo della formula adottata dal presidente della Repubblica dopo le dimissioni del governo Berlusconi. Mario Monti e i suoi tecnici erano stati chiamati, pur con tutte le loro pecche figlie del sistema-Paese e con il diktat europeo, a restaurare la credibilità finanziaria dell'Italia, a riformare il mercato del lavoro e a creare le condizioni per una economia più libera e competitiva. I partiti, seguendo questa

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