CHE FINE HANNO FATTO I PAPÀ?
                                              di Cristina Mascheroni

     “È davvero un buon padre quello che conosce suo figlio” (William Shakespeare)

     La cronaca ci racconta, ogni giorno, di ragazzi che vanno male a scuola, sono allo sbando, senza valori e troppo spesso manifestano il loro disagio con atti violenti di bullismo; le analisi degli esperti convergono tutte su di un unico nodo centrale: la famiglia, nello specifico la mancanza di una figura paterna di riferimento, forte ed autoritaria, che sappia dare delle regole. È comunque un dato di fatto che sono sempre di più le madri single, sia per male interpretazione da parte delle donne del diritto all’emancipazione, sia per il fallimento sempre più frequente delle unioni matrimoniali; è proprio su queste donne, indaffarate a dividersi fra mille impegni ed altrettanti ruoli, che ricade l’educazione dei figli.
     Dall’altra parte della barricata, invece, troviamo una folta schiera di padri separati, riuniti in associazioni che sono salite alla ribalta della cronaca grazie alle vicissitudini di personaggi famosi, i quali, condiviso con il grande pubblico la loro dolorosa storia, come il conduttore televisivo Tiberio Timperi, rivendicano il diritto legittimo di vedere i propri figli, partecipare alla loro crescita ed alla loro educazione.
     Le statistiche, in Italia, fotografano comunque una situazione imbarazzante, i papà italiani sono ultimi in Europa sotto molteplici aspetti. Giocano in media 15 minuti al giorno con i propri figli, contro i 30 dei norvegesi ed i 35 degli spagnoli; quando arrivano a casa, invece di dedicarsi ai figli, si siedono davanti al televisore (il 37% degli intervistati così ha dichiarato) o si collegano ad Internet per giocherellare al computer (22%).
     La TV è diventata un vero e proprio surrogato al gioco, “rovinando” il tempo che andrebbe dedicato ai figli, senza contare playstation, computer e cellulari, utilizzati come babysitter. Ma è davvero solo colpa degli uomini se il ruolo di padre si sta perdendo all’interno della famiglia? Proviamo ad analizzare il problema sotto i diversi profili, antropologico, giuridico e psicologico.
     È un dato di fatto, quando i genitori divorziano i figli vengono quasi sempre affidati alle madri e i padri li vedono spesso con il contagocce. Secondo l’autorevole parere di Claudio Risé, psicoanalista a Milano, autore di molti saggi sulla psicologia maschile ed esperto dei problemi relativi alla crisi della figura paterna, “un padre ha diritto che la società non gli impedisca di svolgere la sua funzione educativa e il dovere compierla perché la sua presenza è insostituibile nel preparare i giovani a entrare con serenità nell’età adulta.” Infatti, è risaputo che la figura del padre serve ad insegnare ai figli a “fare da soli” nel mondo

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