che affronta i temi difficili quali la migrazione delle persone, il destino di coloro che sono esiliati dalle loro case, strappati ad amori, parenti, amici, la violenza della guerra e la dolcezza della natura, la forza delle donne quando devono difendere il destino dei propri figli, la speranza del genere umano per un destino migliore.
     Dopo aver affrontato il delicato tema della guerra di Sarajevo in “Venuto al mondo”, Margaret Mazzantini affronta gli orrori del conflitto italo-libico per raccontare i tormenti degli italiani spinti in Africa del fascismo fino alla loro cacciata, ad opera del regime di Gheddaffi, avvenuta negli anni ’70. La scrittrice da voce a chi ha vissuto questa guerra sulla propria pelle, come Jamila, la madre che spera che il figlio muoia nella traversata sul “barcone della speranza” perché andarsene per prima significherebbe lasciarlo morire da solo, e Angelina, che ad undici anni si è vista strappare la sua vita araba e la promessa di un amore grande che la guerra ha soffocato sul nascere, così come un adulto cattivo distrugge un bellissimo fiore.
     Grande protagonista del romanzo è il mare, un ponte che divide ed insieme unisce la terra siciliana con la terra libica, i “due profili di un unico volto”, un mare di confine che crea una rete invisibile di legami che unisce due Paesi, l’Italia e la Libia, condannati dai capricci di una Storia che li vuole ora nemici, ora alleati. Un’opera che conferma, se mai fosse necessario, il talento letterario di questa scrittrice.
                                                                               Cristina Mascheroni

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