sorrette da possenti basi quadrangolari e interamente fasciate di sculture in altorilievo. Quando Alain e Raymond si avvicinarono a quei templi, per un po’ non riuscirono a credere in ciò che i loro occhi vedevano: una schiera stupefacente di statue, che in modo assolutamente realistico, in grandezza e proporzioni naturali, nelle morbide forme e nei caldi colori della pietra arenaria, rappresentavano in tutte le varianti possibili il tema del gioco erotico e dell’unione sessuale.
     I due amici s’innamorarono letteralmente di quei templi e delle loro ninfe celesti, le bellissime apsaras dai seni generosi e dai corpi floridi e sinuosi, nudi o seminudi, agghindati di monili e ornamenti eccitanti. Si sentirono attratti in modo irresistibile da quella profusione incredibile di acrobazie erotiche degne di illustrare, in ogni dettaglio, le istruzioni del Kâma Sutra e di andarne anche oltre, fino agli estremi limiti della trasgressione e della fantasia. Raymond si consacrò da quel momento a fotografarli, a farne risaltare i contorni, le profondità e i contrasti attraverso le lenti delle sue formidabili Leica, mentre Alain si dedicava con passione allo studio di tutte le fonti storiche, religiose e letterarie che fossero in grado di spiegare la genesi e il significato di quell’incredibile connubio di pornografia e sacralità, religione ed erotismo. In breve: i due amici furono i primi occidentali a scoprire quell’immenso patrimonio di arte e di cultura, che gli stessi indiani avevano ormai dimenticato da tempo.
     A quali conclusioni giunse Alain Daniélou con i suoi studi sui templi di Khajuraho? Su quale supporto di idee e di credenze poteva essersi sviluppata quella forma di arte così estrema, che non aveva paragoni in nessun’altra parte del mondo? Prima di rispondere direttamente a questa domanda, dobbiamo fare una breve e necessaria premessa. Si tratta del fatto che non sempre la religione, nella storia umana, ha condannato il piacere sessuale. Al contrario, vi fu un tempo, molte migliaia di anni fa, prima cioè dell’avvento delle grandi religioni storiche e dei monoteismi abramitici, in cui l’umanità, evidentemente più vicina al primordiale stato di natura, aveva visto nel sesso l’espressione più alta della sacralità e nell’erotismo il modo più diretto per favorire il ricongiungimento dell’essere umano con il divino. Questa è dunque la premessa del discorso. Il punto di arrivo invece è un altro ed è cronologicamente molto più vicino a noi, alla nostra epoca storica: è il sesto secolo dopo Cristo.
     Fu allora che in India cominciarono a riemergere quelle antichissime concezioni e confluirono nella cosiddetta religione dei Tantra. Ma cosa dicono i

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