BERGAMO CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA, CI CREDIAMO DAVVERO?
                                              di Cristiano Calori

     Il licenziamento, da parte dell’Assessore alla Cultura di Bergamo Claudia Sartirani, di Riccardo Bertollini, manager incaricato di promuovere la candidatura di Bergamo a “Capitale Europea della Cultura 2019”, decisione politica nella quale non entro nel merito non comprendendo i “costosi” misteri della politica, rende attuale il dibattito sull’opportunità di sostenere Bergamo in quest’avventura.
     Detto questo e dopo aver letto alcuni articoli, compreso quello al vetriolo del bergamasco Gatti dalle colonne de “Il Giornale” e numerose altre opinioni rispetto a questa candidatura, devo dire che: ci risiamo, il virus autolesionista e nichilista della nostra contemporaneità ancora una volta si è diffuso ed ha invaso ogni anfratto ed ogni interstizio nell’informazione e nell’opinione pubblica, rendendo impossibile ogni analisi logica e discussione costruttiva.
     Di fronte alla candidatura di Bergamo per questa prestigiosa etichetta, anziché rendere orgoglioso e partecipe ogni bergamasco ed ogni politico locale, ha visto l’inizio di un fuoco di sbarramento, che si è aperto contro tutto e contro tutti, l’opinionismo spicciolo da Bar Sport ha prevalso su ogni analisi seria. Me l’aspettavo! Non c’è niente da fare, quando in Italia si parla di qualunque iniziativa, dalle Olimpiadi all’Expo di Milano, dalla TAV al ponte sullo stretto di Messina o al più semplice parcheggio interrato, un pesante clima di sfiducia e di pessimismo diffuso si spande nell’etere e rende l’aria irrespirabile, facendo sembrare ogni iniziativa, anche la più semplice, un ostacolo insormontabile.
     Bergamo non fa eccezione, purtroppo, e risulta metafora perfetta dell’Italietta contemporanea dei “niet” e dei “no” a tutto; con questo atteggiamento non si cresce, non si creano opportunità e si perdono occasioni che altre città - italiane ne dubito - coglieranno. Numeri alla mano, presi con beneficio d’inventario in questi casi, gli investimenti per questa iniziativa sarebbero da considerare tra i 30 e i 90 milioni di euro, con capitale pubblico, italiano ed europeo, tra il 60% e il 90%, dunque numeri importanti che non mi sembra possano fare vacillare una realtà economica ambiziosa come Bergamo, andando oltre le facili retoriche pauperiste. I benefici in termini economici in proiezione futura sarebbero da valutare con un orizzonte temporale medio-lungo, non certamente nell’immediato.
     Dunque, qual è la radice di questo estenuante e mortificante immobilismo che circonda ogni iniziativa? La sfiducia nei politici, che gestiscono questi

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