anche solo in parte quel riferimento prima menzionato tra i libri e i lettori. Sia chiaro, come sempre non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, d’altro canto, quanto appena evidenziato rappresenta una inevitabile conseguenza del modus operandi commerciale tipico della nostra epoca, nel mondo delle librerie come in molti altri. In ogni caso, spesso si dimentica che si ha a che fare con “libri”, con oggetti fondamentali da sempre per l’evoluzione dell’umanità e ancora oggi capaci di mettere in moto l’intelletto come forse nessun’altra cosa, non con beni di consumo al pari di telefonini, scatole di cibo o bottiglie di birra! Sarò tradizionalista, romantico o che altro, ma personalmente il vedere negli ipermercati gli scaffali con la verdura, accanto quelli dei gadget elettronici e accanto ancora quelli con i libri - con attaccati sopra gli stessi cartellini di vendita delle altre cose e parimenti trattati - mi cagiona sempre un irrefrenabile disgusto…
     Comunque, dicevo, forse sembrerà una questione secondaria e trascurabile quella esposta, invece non lo è affatto. Ve lo spiego rapidamente: il libraio d’un tempo, oltre a saper creare un rapporto diretto di conoscenza con i propri clienti, sapendone i gusti e dunque comprendendo che se uno di essi gli avesse chiesto un testo di Joyce non presente sugli scaffali non gli avrebbe potuto proporre un libro di Faletti (nome a caso n.d.r.), ma avrebbe dovuto e saputo procurarglielo, era una figura in grado, appunto, di consigliare i propri clienti con dritte a 360 gradi nel panorama editoriale e senza alcun secondo fine. Per lui, il grandissimo e potentissimo editore contava quanto quello della piccola e scalcagnata casa editrice, dal momento che, in primis, contava il titolo, il libro e il valore di esso; inutile dirlo, a volte tra i piccoli editori si trovano opere letterarie di valore assoluto ben più che tra i grandi, troppo impegnati a seguire le mode, inseguire le classifiche e pubblicare per ciò opere “mainstream”, fatte per vendere in quel momento, cioè scritte in base ai gusti del momento, e di valore letterario a volte discutibile, se non proprio deprecabile.
     Altra questione, inutile da dire, in un Paese come il nostro nel quale i due terzi della popolazione non legge nemmeno un libro all’anno, una figura come quella del libraio di quartiere sarebbe tutt’oggi fondamentale, per non far si che quella quota di popolazione aumenti sempre più!
     Quante volte mi è capitato di vedere entrare della gente nelle grandi e luccicanti librerie “di marca”, attratte credo più dal suddetto luccicore che da altro, e uscirsene senza aver acquistato qualcosa, anche perché lasciate vagare senza meta, ovvero senza un aiuto e una delucidazione capaci di rendere una

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