DONNE E LAVORO
                                              di Antonella Fasolato

     In questo periodo di crisi economica la parola lavoro di per sé suscita già preoccupazione in tutte quelle persone che non riescono a trovarlo oppure che stanno per perderlo, come per i giovani neo laureati o anche diplomati che temono di non trovarlo.
     Il binomio donne e lavoro aggiunge sicuramente un fattore di criticità ancora più evidente. Per tutelare il lavoro femminile, anche la nostra Costituzione all’art. 37 fa un riferimento specifico: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione…”
     Per molte imprese, una giovane donna è vista come una mina vagante, potrebbe avere un figlio e rimanere a casa, in maternità, per un periodo più o meno lungo, e poi, anche una volta rientrata, ci sono i permessi per l’allattamento e potrebbe avere la necessità di assentarsi ancora perché il bambino si potrebbe ammalare. A volte, già con il matrimonio, per le coppie fortunate che possono permetterselo, inizia per l’azienda una serie di valutazioni che porta a pensare esclusivamente al possibile disagio che questo comporterà per l’azienda stessa, quindi spesso accade che, a parità di merito, la preferenza vada sempre al lavoratore uomo.
     Non volendo fare al momento una valutazione di tipo socio-culturale del problema, ma con il semplice intento di portare delle testimonianze reali, segue una ”molto tardiva” lettera di dimissioni scritta da una donna al proprio ex datore di lavoro, dove con amara ironia traspare la sottile ma indelebile sofferenza che lascia il torto subito.

     Milano, 8 marzo 2011
     Egregio Avvocato…


     Oggetto: lettera di dimissioni
     Con la presente comunico, come da Lei richiestemi, le dimissioni per motivi personali, il mio matrimonio. Mi scuso per il ritardo con il quale gliele invio, ventiquattro anni, ma tanto è stato il tempo che ho impiegato a superare il grande smarrimento e dolore datomi dalla sua richiesta.

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