ANNO 2030. NOI ANZIANI DI DOMANI, COME SAREMO?!
                                              di Antonella Fasolato

     Sicuramente qualcuno di voi si è già posto questa domanda, magari non i giovanissimi, ma a qualche quarantenne o cinquantenne sicuramente sarà capitato di pensare tra trenta o quaranta anni come sarà la nostra società e noi come vivremo al suo interno. Due sono sicuramente i punti da prendere in considerazione: l’allungamento della prospettiva di vita e la situazione economica.
     Per quanto riguarda la longevità le notizie sono abbastanza buone, diversi studi statistici ci dicono che la nostra prospettiva di vita si è allungata e lo sarà ancora di più in futuro. Il “Rapporto Annuale 2012” dell’Istat ricorda che: “l’aumento della sopravvivenza e il calo della fecondità hanno reso l’Italia uno dei Paesi con il più elevato livello di invecchiamento. Attualmente si contano 144 persone di 65 anni e oltre per ogni 100 con meno di 15 anni, mentre nel 1992 questa proporzione era di 97 a 100. Peraltro, il processo di invecchiamento è destinato ad accelerare nel prossimo futuro, confermando come questo aspetto strutturale della società italiana vada considerato attentamente per i suoi evidenti effetti sulla crescita e la composizione della spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale. È vero che alcune malattie legate alla senilità non sono state debellate, ma sicuramente sono progredite le terapie che le contrastano. Quindi, possiamo ben sperare di invecchiare con un monitoraggio del nostro stato di salute costante, che ci consente di rimanere in buone condizioni psico-fisiche.
     Per quanto riguarda l’aspetto economico la situazione è sicuramente drammatica. La crisi economica che ha colpito il nostro Paese, non solo il nostro, ha creato disoccupazione e numerose persone hanno perso il proprio lavoro, per questo motivo non saranno più in grado di poter percepire una pensione da lavoro. Questo significa che gli uomini e le donne disoccupati di oggi saranno domani delle persone anziane senza reddito, non avendo maturato i contributi necessari, o saranno costrette a vivere con pensioni sociali minime o addirittura in balia della sola assistenza pubblica. Le politiche Welfare devono assolutamente tenere conto di tutta questa nuova classe sociale di futuri anziani poveri.
     La stessa cosa accadrà ai giovani di oggi che non trovano lavoro oppure che si devono accontentare di contratti di lavoro speciali che non prevedono l’accantonamento contributivo. Se ci pensiamo bene la situazione futura che ci

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