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IN PISTA IN FORMULA 3 CON SÉBASTIAN PETIT
                                              di Graziano Paolo Vavassori

     Quando mi hanno proposto di guidare una Formula 3 su un circuito ho storto un po’ il naso. Io non amo particolarmente le auto a ruote scoperte, nemmeno i Kart e le piste… insomma, dopo un po’ che giro è sempre la stessa cosa. Ecco perché amo i rally e guido un’auto WRC in versione stradale. Tuttavia, da vero appassionato di motori, non mi tiro mai indietro di fronte ad una esperienza nuova, quindi ho accettato.
     È la mattina di sabato 1 ottobre 2011 e alle 8:30, con la mia collega Mascheroni ed il mio amico Luca, ingaggiato per l’occasione come cameraman giusto per avere un video ricordo, sono già giunto al circuito di Chignolo Po, il Circuito Internazionale “Le colline”, come da programma, ma sono praticamente il primo di un gruppo che verrà preparato per questi cinque giri di pista. L’aria è bella fresca, ormai l’estate se n’è andata, ma noi siamo già caldi per il fatto che intorno alla zona allestita per l’evento di oggi ci sono tre Ferrari, una F360 Modena pronto pista, una F458 F1 Italia ed una F430 F1 Scuderia, una Lamborghini Gallardo LP560-4 allestita per sponsorizzare il nuovo videogame della Electronic Arts “Need for Speed Hot Pursuit” e una vettura di Formula 3, allestita con un motore Ford 6 cilindri di 2 litri con 200 cavalli, cambio manuale sequenziale a 6 marce per un peso complessivo di 400 kg. Velocità massima 220 km/h. Questa è la monoposto che guiderò oggi.
     Nell’attesa che arrivino tutti gli altri, gustiamo la colazione di benvenuto offertaci dalla LRS Formula, la società che ha organizzato questa giornata di test su pista, mentre conosciamo Stefania Gherardini, responsabile marketing per la LRS Formula Italia, con la quale fino ad ora abbiamo comunicato solo tramite e-mail. È Stefania a presentarci lo staff al completo e Sébastian Petit, francese, classe 1975, un giovane pilota professionista che ha iniziato a gareggiare fin da tenera età, con ottimi risultati, chiudendo il 2011 come vice-campione di Formula 3000. Naturalmente sarà proprio Sébastian che, raccolti gli elementi del primo gruppo di aspiranti piloti, tra i quali ci sono anche io, ci spiegherà come va guidata una vettura di Formula 3, mixando simpaticamente l’italiano con il francese, ma l’importante è capirsi. Conosceremo meglio Sébastian durante la pausa pranzo in quanto ci ha promesso una breve intervista.
     Prima di avvicendarci nella monoposto bianca e rossa, facciamo due giri conoscitivi di pista a bordo di una monovolume, poi ci vestiamo come dei veri piloti, tuta, scarpe e casco… Infine ci rechiamo nei pressi della vettura dove Sébastian ci attende per il briefing.
     “Questa voiture ha pochi cavalli, ma è molto leggera, quindi ha delle eccellenti prestazioni”, ci spiega, “però, essendo una monoposto resta incollata a terra per gli alettoni quindi ha bisogno di velocità per essere meglio guidabile. L’anteriore è molto leggero rispetto al posteriore e quindi dovete fare le curve staccando all’ultimo momento e mantenendo il peso all’anteriore tramite i freni il più possibile, altrimenti, dando gas, l’auto si girerà. Dovete iniziare ad accelerare dolcemente e solo quando la vettura è quasi allineata alla traiettoria di uscita.” Tra me e me, ho pensato che sostanzialmente si guida come la Porsche 911 Carrera S, che ho testato per 850 km fino al Col de la Bonette giusto due mesi fa; questo mi permetterà di trovare rapidamente la confidenza necessaria per guidare questa F3 non proprio da dilettante visto che si tratta di soli cinque giri.
     È il momento. Dopo averci spiegato i comandi della console, Sébastian aiuta il primo driver ad entrare nel mezzo e a partire, subito dopo noi altri seguiamo Sébastian che si reca al primo blocco della tribuna, al fine di osservare l’evoluzione dei cinque giri di pista di questo neopilota, commentandoli e regalandoci dei suggerimenti per imparare in fretta a guidarla.
     Mentre la monoposto imbocca la via di uscita dalla pista noi torniamo al punto di partenza e… ora tocca a me. Mi calo nell’abitacolo angusto, c’è veramente pochissimo spazio per infilare le gambe lungo il musetto della vettura; la tecnica è un po’ quella di infilarsi in un sacco a pelo di alluminio e carbonio e poi, inevitabile, le mie braccia compiono automaticamente quel tipico gesto che siamo abituati tutti a vedere in TV quando un pilota entra ed esce dall’abitacolo: di gomito, prima un braccio e poi l’altro si nascondono al di sotto della linea di cintura della monoposto. Sì, ci si sente un po’ Schumacher, si percepisce un mix di sensazioni che sono identiche a quelle che qualcuno invece prova ogni giorno, è una gran bella sensazione. Personalmente, temevo che sedersi a pochi centimetri da terra mi avrebbe recato un certo fastidio, un certo disagio, invece, appena imboccata la via di accesso alla pista, già mi sento a mio agio e non ci penso più, ora mi devo concentrare sulla vettura.
     La pista inizia con un rettilineo e nel momento in cui tento di passare alla seconda marcia… sembra facile il cambio sequenziale, invece si deve abituare il cervello a salire di marcia portando la leva verso se stessi, il contrario per scalare, non è una cosa immediata, mi son dovuto concentrare sui miei movimenti. Superato questo “dummer time”, il primo giro lo dedico alla comprensione dei freni e della sensibilità dell’acceleratore, cambiando dunque le marce a basso regime, così focalizzo la mia attenzione su piccoli gruppi di gesti alla volta, i quali dovranno divenire automatici. Nel secondo, invece, mi focalizzo sulle traiettorie ed inizio a spingere un pochino di più con il gas, mantenendo un regime comunque basso per non avere lo strappo delle gomme posteriori sull’asfalto… acc… ahh… nella penultima curva prima del rettilineo faccio un testa coda, ma ho prontamente tenuto il motore acceso. Ok, mi son detto, ora ho capito, devo immaginare di essere sulla 911…
     Nel terzo giro sento di andare molto meglio ed inizio a ritardare le staccate e a frenare con più forza. Nel quarto non si scherza più, inizio a tirare le marce acquisendo maggiore velocità, quindi stacco con più violenza e, con le traiettorie che mi ha spiegato Sébastian ben impresse nella mia mente, sfrutto il peso sull’assale anteriore per girare più rapidamente la monoposto e con dolcezza accelero fino a fondo corsa del pedale.
     Nell’ultimo giro sono entusiasta, veramente, affronto un paio di semicurve velocemente ed in scalata il motore inizia a scoppiettare, segno inconfondibile che non sto guidando più come un dilettante. Mi piace molto questo motore Ford, perché la sua musica mi ricorda la vecchia Ford Escort RS Cosworth degli anni Novanta, il mio sogno di auto sportiva fin da ragazzino.
     Mentre imbocco l’uscita del circuito mi rendo conto che questi cinque giri sono stati per me lunghissimi tanto ero concentrato sulla guida e, nonostante il mio impegno, credo, in ogni caso, di aver fatto il solletico a questa monoposto. Portarla al limite è ben altra cosa, tuttavia, raggiunto da Sébastian prima di uscire dall’abitacolo, ho percepito molta soddisfazione da parte sua nel descrivermi i miei errori. Sostanzialmente, “come prima esperienza sono andato bene” dice, aggiungendo che “è contento di come mi sono impegnato nel seguire i suoi consigli sulle traiettorie in pista”.
     Mi sono divertito molto di più di quanto avessi ipotizzato, anche se continuo a non amare le ruote scoperte. È stata una bella esperienza e ritiro con soddisfazione l’attestato di partecipazione della LRS Formula.
     Nell’attesa che giunga la pausa pranzo per fare due chiacchiere con Sébastian, andiamo sulle tribune per assistere a tutti coloro che dopo di noi si sono avvicendati sulla F3, mentre, contemporaneamente, iniziano a girare in pista anche le Ferrari e la Lamborghini, affittate da una lunga coda di appassionati che le guideranno per soli… tre giri, rigorosamente con qualcuno dello staff come passeggero. E allora…
     Conosciamoci meglio…
     “Mi chiamo Sébastian Petit (www.sebpetit.com) e sono un pilota professionista di gare in salita. Con il mio team gestisco un parco di diverse auto da corsa, una Ferrari F355 Challenge, una F430 GT3, una Porsche Cayman C, ecc.”
     “La mia passione è di famiglia, mio padre era anche lui un pilota professionista e mi portava sempre alle gare; appena ho preso la patente ho seguito le sue orme e mi sono messo a correre anch’io. Ho vinto il Campionato di Francia di Formula 3 nel 2001 e 2002, dal 2002 ho vinto ben 11 titoli nei campionati francesi in salita, nel 2003 sono stato vice-campione nel campionato di Francia Sport Proto, con il gruppo Espoire Groupe CN, dal 2005 corro nella Formula 3000, che è un titolo che ancora manca al mio palmares… Quest’anno sono arrivato secondo.”
     Che cosa ti manca per vincere?
     “Un po’ di fortuna, senza dubbio, e un po’ di soldi, perché trovare uno sponsor oggi, in Francia come in Italia, è molto difficile. A proposito dell’Italia, uno dei miei migliori amici, Simone Faggioli, è italiano; anche il mio preparatore del motore è italiano, si chiama Renato Armaroli.”
     “Da più di dieci anni lavoro per gli italiani e faccio lavorare gli italiani con me… Oltre alla mia professione di pilota, dopo aver preso il diploma in Francia ed aver ottenuto l’autorizzazione ad insegnare, da cinque anni sono anche istruttore di guida. Per la LRS Formula, sono capo istruttore e, durante gli stage che la società organizza, metto a disposizione tutta la mia esperienza alla guida e tutto il mio know how a chi ha voglia di imparare. Quello che ho fatto per voi oggi!”
     Come mai ad un certo punto hai deciso di fare l’istruttore e ti sei unito alla LRS Formula?
     “Mi piace dividere con gli altri la mia passione per la guida e la mia esperienza. Per me è una grande soddisfazione vedere le persone che girano sul circuito e quando rientrano ai box sono contente, è gratificante vedere quando le persone ti ascoltano, ascoltano i tuoi consigli e quindi girano meglio e si divertono di più. È bello vedere quando prendi qualcuno, che si trova ad un determinato livello di bravura, tu gli insegni e il suo livello si alza, è una grande soddisfazione… Fare il pilota e l’istruttore non è stato il mio primo lavoro, in realtà io sono un ingegnere commerciale; da ragazzino correvo e nel frattempo studiavo, ho iniziato a lavorare e poi mi sono detto: ‘Seb, ma ti diverte davvero quello che fai? Tutto il giorno con la giacca e la cravatta, chiuso in ufficio? Certo, guadagni tanti soldi, ma è quello che vuoi o preferisci correre con i motori?’ E quindi ho seguito la mia passione e mi sono ritrovato sulle piste…”
     Tuo padre, Gerard Petit, non ha influenzato la tua scelta di diventare pilota?
     “No di certo, la passione è nata da sola; quando uno ti porta sempre nello stesso ambiente, in questo caso quello delle corse, è stato naturale che sia diventato la mia vita.”
     Di questo campionato appena concluso, qual è il tuo ricordo più bello?
     “A dire la verità è stato un campionato davvero difficile, avevo una macchina totalmente nuova in quanto la Federazione francese ha imposto un sacco di modifiche alle vetture, stravolgendo anche l’aerodinamica, tant’è che per me era una macchina totalmente nuova! Per questo motivo non mi sono divertito tanto, anche se ho vinto diverse gare con una macchina che era decisamente meno veloce delle altre, ma questo mi ha dato tanta soddisfazione! Purtroppo, nella mia carriera ci sono stati anche tanti momenti tristi, come la perdita del mio grandissimo amico Lio (Lionel Regal, n.d.r.), morto in gara l’anno scorso… Quest’anno è stato difficile per me ripartire senza di lui, lui era il mio idolo, il mio esempio, ricominciare a correre senza di lui è stato davvero difficile.”
     Sébastian, cosa ti aspetta nel tuo futuro?
     “Beh… mi piacerebbe aprire una mia scuola di pilotaggio, questo potrebbe essere il mio futuro. Voglio continuare a gareggiare perché questa è la mia vita, voglio continuare a venire in Italia, dove oltre ai motori ho trovato anche l’amore (Stefania Gherardini, della LRS Formula, n.d.r.) e voglio continuare a dividere la mia passione con lei! Correre, insegnare agli altri, avere il proprio team e i propri piloti… tutte queste sono emozioni che mi alimentano, mi tengono vivo e mi rendono felice.”

 

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