quell’ospedale, anche in quanto il chirurgo caldamente raccomandato era sì un esperto, ma di malattie urologiche infantili.
     Ora vi racconto dell’incontro con il luminare. Per fargli avere tutta la documentazione clinica non è stato poi così difficile: il luminare ha una segretaria privata. Il difficile è stato ottenere un appuntamento con l’esperto…, in quanto era all’estero per un convegno. Il problema è che quando è tornato non ha chiamato Anna ed erano già trascorse due settimane. Non è che con i tumori ce la si può prendere tanto comoda! Alla terza settimana di assoluto silenzio, Anna decise di ritirare la propria documentazione, anche perché il luminare a breve sarebbe partito per un altro congresso e quindi il primo appuntamento possibile non sarebbe avvenuto prima di altre due settimane. Il “grande medico”, dunque, ha pensato bene di tener buono il cliente (Anna) redigendo, gratuitamente (che gentile), una diagnosi nella quale vi era evidenziato la necessità di presentare una TAC e una biopsia prima di analizzare il caso. Peccato che entrambi i referti erano già presenti nella documentazione clinica di Anna, se mai si fosse degnato di sfogliarla tra un convegno e l’altro o tra un libro e l’altro.
     Anna oggi sostiene che certi luminari sono troppo impegnati a viaggiare e a scrivere libri, poco a curare i pazienti.
     A quel punto il Caregiver è stato il soggetto che ha dato una svolta al percorso terapeutico di Anna. Egli non ha mai smesso di cercare, leggere, informarsi e seguire i trial clinici dei medici oncologi specializzati pubblicati su siti internet assolutamente certificati. Il compagno di Anna mi ha spiegato che da subito aveva trovato il team del dottor Berruti, specializzato nei tumori del surrene, con sede all’Azienda ospedaliera San Luigi Gonzaga a Orbassano, Torino, tuttavia, essendosi per la prima volta catapultati in questo mondo “plastico”, appariva una cosa sensata contattare in primis i luminari del milanese. Ora voi sapete che non dovete perdere tempo, ma che dovete immediatamente cercare il pool di medici specializzato in una determinata neoplasia, in quanto sarà composto sicuramente da coloro che hanno l’esperienza maggiore, tanto per iniziare, e per tutta una serie di altri motivi. Non è casuale se questo team sia un punto di riferimento italiano per questo tipo di malattia durante i meeting medici nel mondo. Di recente sono stati negli Stati Uniti per esporre i risultati del trial in atto. Molti Paesi seguono le loro orme per la cura di questa malattia.
     Anche se Torino non è proprio a due passi da dove abita Anna, nel pavese, non c’è da scoraggiarsi, in quanto, come è accaduto a lei, dopo il primo incontro con il team nell’ospedale di Orbassano, stabilito il percorso terapeutico, il protocollo di cura è stato preso in carico dal dottor Canevari, il quale ha preso

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