DALL'ASIA ALLA SCOPERTA DEL REGNO SOTTERRANEO DI AGHARTI
                                              di Massimo Jevolella

     Verso la fine dell'Ottocento, mentre i formidabili progressi della scienza e della tecnica sembravano minare alle fondamenta le antiche fedi religiose e le “superstizioni magiche” dell'umanità, l'Europa intera fu scossa nel profondo da un brivido misterioso e inquietante, da un presentimento di oscure catastrofi, da un bisogno nuovo e assolutamente imprevisto di religiosità, di profetismo, di magia, di conoscenza delle “cose occulte”. Rare anime angeliche attraversarono allora la scena del mondo come la dolce Teresa di Lisieux, che nella Francia della Belle Époque consacrò la sua giovinezza all'incontro mistico con Dio. Tuttavia, alla luce limpida della spiritualità si mescolava, e talora si opponeva, un'ampia corrente di spiritualismo, che nei modi più eclettici e vari - da quelli più innocenti ed equilibrati fino a quelli più torbidi e pericolosi - aspirava a penetrare nel cuore delle verità esoteriche, nei misteri del paranormale e nei segreti delle più remote tradizioni. Dilagavano le mode orientaliste, l'irrazionalismo, lo spiritismo e la teosofia. Madame Blavatskij predicava ai suoi iniziati una “dottrina segreta”, che supponeva l'esistenza, in ere ancestrali, di una razza di uomini perfetti e beati, la cui divina sapienza si sarebbe eclissata con l'avvento del Kali-Yuga (l'Età Oscura, iniziata secondo gli induisti circa seimila anni fa), per cedere il passo all'incerta scienza umana di nuove razze degradate, condannate al giogo dell'imperfezione e del dolore.
     Fu esattamente in quel clima che incominciò a farsi luce un mito destinato a incredibili sviluppi, anche nel campo delle esplorazioni geografiche e degli avvenimenti storico-politici: il mito dell'esistenza, nelle lande selvagge dell'Asia Centrale, di un regno sotterraneo, occulto, abitato da milioni di esseri umani “superiori” e governato da un monarca detentore di poteri sovrumani. Il mito dell'Agharti, l'Inaccessibile, la Suprema, nell’antica lingua sanscrita, e del Re del Mondo.
     Prima di addentrarci in quella storia, balziamo in avanti di un secolo, trasferiamoci nel presente e riflettiamo su un fatto a dir poco sorprendente: l'uomo, che fino a poco tempo fa è stato il simbolo vivente del Male, lo sceicco del terrore Osama Bin Laden, prima di stabilirsi nella casa di Abbottabad, in Pakistan, dove poi venne ucciso nel maggio del 2011, si era nascosto per anni in un labirinto di grotte situato fra i monti al confine tra Afghanistan e Pakistan. A lungo le forze speciali dell'Esercito americano gli avevano dato la caccia con l'aiuto delle tecnologie più sofisticate, ma lui sembrava inafferrabile e da quegli

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