L’attuale crisi che ha investito i paesi nordafricani, scatenando guerriglie intestine e riproponendo l’annoso problema dell’immigrazione, ha reso manifesta questa “patologia euroscettica”, poiché gli attuali effetti della crisi vengono gestiti tra palesi egoismi da parte del resto d’Europa, ma con una altrettanta proverbiale faciloneria da parte dell’Italia che, dall’Europa che conta, vorrebbe il sostegno necessario per assumere decisioni anche impopolari come quelle dei rimpatri forzati.
     Bruxelles sta, in questo frangente, dando prova di debolezza e frammentarietà nell’azione politica comune e ciò è dimostrato dal fatto che la Francia, paese che si è esposto in prima battuta, ha autonomamente deciso di gestire la crisi libica adottando un atteggiamento aggressivo, trincerandosi dapprima dietro la risoluzione ONU e poi dietro il paravento NATO, salvo poi irrigidirsi, allorché sono cominciati, com’era inevitabile, i primi esodi migratori, e chiudere i confini nazionali, operando una serie di respingimenti alle frontiere.
     Il Governo italiano, dal canto suo, ha sbagliato nell’adottare la politica dei permessi temporanei, non capendo che una decisione del genere avrebbe dovuto essere condivisa e negoziata a livello comunitario visto che il messaggio dell’accoglienza “a tempo” rischiava di creare pericolose aspettative per i migranti ed un effetto a cascata per l’Europa. Com’era, invece, ovvio, l’adozione di un tale strumento ha trovato ferma opposizione (nelle ultime ora ammorbidita) soprattutto dal Paese transalpino, che evidentemente considera i confinanti italiani non particolarmente affidabili nella gestione di un problema così complesso. Il fatto oggettivo, al di là di opinabili punti di vista, è che l’Italia ha cercato ma non ha ottenuto la solidarietà sperata nonostante si sapesse che i primi arrivi si sarebbero verificati presso gli avamposti territoriali collocati sotto la sovranità italiana.
     Il fatto di considerare tale situazione come una questione italiana e non come un problema europeo conferma quella tendenza euroscettica che nelle ultime settimane si è addirittura tradotta in esternazioni istituzionali del Ministro dell’Interno Maroni, il quale ha provocatoriamente sollevato il dubbio se continuare a far parte dell’UE di fronte ad un atteggiamento ostruzionistico della Francia e più in generale dell’Europa.
     Si è poi infilata nella diatriba anche la Germania, che ha accusato il Governo italiano di aver violato gli accordi di Schengen nell’adottare i permessi temporanei di soggiorno, confermando una certa distanza dalle problematiche

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