con essa la capacità di onorare gli impegni assunti con l’elettorato e di fronte all’Europa.
     Durante la riunione del G20, è quindi capitato quello che si temeva, vale a dire la presentazione all’Italia di un conto assai salato, che ora deve essere saldato. L’aver scelto la strada di affidare le sorti del Paese ad un esecutivo di emergenza e di transizione appare ora l’unica via percorribile visto che il Governo appena insediato è sganciato da condizionamenti politici ed ideologici e potrà adottare le misure inevitabili e imprescindibili di cui l’Italia ha bisogno per recuperare la credibilità continentale e respingere gli assalti della speculazione finanziaria, che fa vacillare l’economia nazionale. Mettere in sicurezza il Paese diventa un imperativo categorico e, al di là dei gradimenti politici e dei “ni”, che sono risuonati durante il voto di fiducia, è necessario un governo capace di attuare in breve tempo le riforme a favore della crescita che l’Europa chiede di fare.
     È giunto il momento di una politica impopolare necessaria per superare l’emergenza e riallineare l’Italia alle aspettative di crescita e sviluppo che l’Unione Europea, della quale facciamo parte, si attende. Ci si aspetta che le forze politiche prendano coscienza di questa inderogabilità e si compattino intorno al nuovo esecutivo, affinché lo stesso possa godere di ampio sostegno parlamentare, ed occorre che le diverse componenti politiche, per esempio la Lega di Bossi, per quanto riguarda le pensioni, rinuncino alla difesa ad oltranza di posizioni strenuamente preservate da segmenti importanti delle loro basi elettorali.
     La soluzione del governo tecnico rappresenta oggi un’opzione che paradossalmente salva la politica, la quale viene inevitabilmente messa fuori gioco giusto per il tempo necessario al fine superare la pericolosa congiuntura economica. Le febbrili consultazioni che si sono susseguite senza soluzione di continuità a Palazzo Grazioli, per comprendere il gradimento e l’adesione all’esecutivo di Monti, hanno sancito che è in corso un riposizionamento della Lega in ottica elettorale visto che il rapporto con il suo alleato storico, il Pdl, sembrerebbe, in questa fase, momentaneamente incrinato.
     Dal centro sinistra, in particolare il PD, hanno fatto sapere che sosterranno il nuovo esecutivo così come Di Pietro, Casini e le costole del Pdl, purché Monti e soci comprendano che le riforme saranno possibili solo con ampia condivisione dei “fuoriusciti”.

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