I DEHORS: RELAZIONI SOCIALI ED ESTETICA A CONFRONTO
                                  di Pierluigi Piromalli

     Le ultime novità in tema di arredo urbano riguardano i “dehors”, termine accattivante che definisce le parti esterne dei locali pubblici, che hanno fatto la loro comparsa anche nel tranquillo capoluogo orobico. Queste inedite installazioni, che completano in termini volumetrici gli spazi del suolo pubblico già occupati da tavolini e sedie di bar e ristorazioni, sono balzate al centro di discussioni popolari in quanto qualcuno ha già avuto modo di esternare pubblicamente il proprio disappunto per realizzazioni ritenute, a torto o a ragione, discutibili.
     Si è puntato il dito verso chi ha avuto l’ardire di profanare soprattutto i centri storici e si sono lanciati strali verso un’amministrazione troppo elastica nell’autorizzare tali iniziative e poco attenta nel salvaguardare l’equilibrio estetico. Per ora i “dehors” cittadini sono poco meno di una decina, ma rappresentano l’emblema di una città che sta modificando il proprio modo di vivere e di percepire le relazioni sociali quotidiane, avvicinandosi ai modelli delle più evolute città turistiche.
     Tavolini, sedie ed ombrelloni all'aperto per la verità ci sono sempre stati e, soprattutto negli ultimi anni, hanno fatto la loro comparsa con sempre maggiore frequenza grazie all’indubbio fascino attrattivo e alla possibilità di intercettare un più consistente numero di clienti, più propensi ad accomodarsi oziosamente per ritagliarsi un momento di svago che dediti a rapide consumazioni. L’effettiva disponibilità di soluzioni all’aperto stuzzica, quindi, il piacere di vivere qualche istante quotidiano tuffandosi nelle realtà semplici ma ricche di umanità e genuinità all’interno dei vari quartieri cittadini.
     Questa crescente tendenza, che segue le mode del momento, ma che evidentemente rafforza anche le finalità che le attività commerciali si propongono di raggiungere, inevitabilmente sorprende coloro che di Bergamo conservano ancora una visione campanilistica, provinciale e conservatrice, quei nostalgici ancora legati ad una visione romantica della città dei rioni e, come tale, quasi intangibile. La scelta di proporre qualcosa di alternativo e allo stesso tempo di innovativo è però figlia di una metamorfosi che ha investito anche Bergamo, città che oggi interagisce sempre più con un turismo sospinto dalla presenza di strutture come l’aeroporto, la cui costante espansione rovescia in città e provincia un numero sempre crescente di visitatori. Il “dehor”, nel senso più moderno del termine, accontenta quindi sia il cittadino orobico, che gode di

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