conobbe la modella Inge Schabel e ne rimase stregato. Ella divenne compagna, modella e musa ispiratrice, nonché amatissima moglie dell’artista, un amore celebrato dallo scultore in molti poetici versi a lei dedicati; da questa solida unione nacquero due bambini, Giulia e Mileto. Inge e la sorella Sonja furono anche le modelle ispiratrici di molte opere di Giacomo Manzù. Dal punto di vista artistico, invece, in quel periodo lo scultore si dedicò alla realizzazione della Porta della Cattedrale di Salisburgo, chiamata la “Porta dell’Amore” (1955).
     Nel 1958, salì al soglio pontificio Papa Giovanni XXIII, che aveva già precedentemente conosciuto l’artista quando era Patriarca di Venezia: l’amicizia e il rispetto che legava i due uomini fece sì che il progetto della Porta della basilica di San Pietro, da crearsi sul tema iniziale del “Trionfo dei Martiri e dei Santi della Chiesa”, prendesse finalmente corpo e l’intervento del Papa fu decisivo per sbloccarne la sua realizzazione. Il 28 giugno 1964, il suo successore, Papa Paolo VI, inaugurò solennemente l’opera, chiamata “Porta della Morte”. Nello stesso anno, Manzù si ritirò in campagna, in una villa vicino ad Ardea (Roma), in una località dal nome Campo del Fico, oggi ribattezzata Colle Manzù. È proprio in questo luogo che l’artista realizzò importanti opere, quali “Amanti” (1968), “Giulia e Mileto in carrozza” (1966) e “Striptease” , tutte ispirate al sereno momento che egli stava vivendo, conciliato dall’amore della moglie Inge e dei figli.
     Nel 1966, il Manzù venne insignito del Premio Lenin “per il rafforzamento della pace fra i popoli”, premio che egli devolse in beneficienza a favore dei feriti e dei bisognosi della guerra in Vietnam. Sempre in tale occasione, l’Accademia delle Arti di Mosca e di Leningrado allestì una sua mostra personale, presentata da Salvatore Quasimodo, alla quale fece seguito una personale al Museo Puskin di Mosca e una all’Hermitage di Leningrado, ma la sua inesauribile verve artistica non si fermò lì e lo scultore realizzò, nel 1968, la porta della chiesa di St Laurenz, a Rotterdam, denominata “Porta della Pace e della Guerra”.
     Dopo circa dieci anni di realizzazioni di bassorilievi, tornò al primo amore, l’opera a figura intera, realizzando lavori ispirati dalla moglie o da altri temi velatamente più erotici, quali “L’Artista con la modella” e “Gli Amanti”. Nel 1969 si appassionò anche di scenografia e realizzò costumi e scene per alcune fra le opere più importanti di Igor Strawinsky, Claude Debussy, Christoph Willibald Gluch, Richard Wagner e Giuseppe Verdi. Durante quegli anni, furono pubblicate diverse monografie celebranti il culto dello scrittore, famoso, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.

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