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"Non ho mai ambito alla pensione..."
                                  di Paolo Acquati

     Durante l’intervista a Davide Rossi, pianista bergamasco, pubblicata nel mese di febbraio 2010 con il numero 70 di Infobergamo.it, ci siamo imbattuti nelle straordinarie opere di suo padre, Marino Angelo Rossi. Per questo motivo abbiamo pensato di intervistarlo e di rendervi partecipi della sua arte.
     Lei è nato nel '40, anni bui, la guerra, avrebbe mai pensato di diventare quello che è oggi?
     “Sicuramente no, anche perché non solo erano anni bui ma, in più, a me è accaduto qualcosa di terribile, perché nel 1946 ho perso mio papà. Mia mamma è rimasta vedova con quattro figli, il più grande aveva 10 anni, e lì abbiamo patito veramente la fame, mio padre è morto dopo diversi anni di malattia e quindi abbiamo vissuto nella miseria più nera, ma ci siamo temprati nel carattere. Devo dire che la mia fortuna è stata mia mamma, in quanto, benché fosse figlia di contadini, adorava leggere e ricordo che alla sera c'era magari poco da mangiare però lei ci intratteneva leggendoci “Quo vadis” o “I Promessi Sposi” e quindi mi ha trasmesso, oltre all'aspetto fisico, anche il piacere della lettura e del conoscere. A 13 anni poi, per sopravvivere, ho dovuto iniziare a lavorare andando in bicicletta da Albano a Bergamo con mio fratello. Posso però dire che nonostante le grosse difficoltà la mia sia stata un'infanzia felice; mancavano i vestiti, mancava il cibo, mancavano insomma le cose materiali, ma sicuramente non è mai mancato il grande amore di nostra mamma.”
     Schivo a mostre, mai schierato politicamente, eppure ha ricevuto importanti riconoscimenti, dalle colonnine di protezione all'opera del Fantoni in Santa Maria Maggiore alla mostra all'ex Ateneo di Bergamo Alta; il lavoro paga? O il talento fa la differenza?
     “Io non ho mai pensato alla quantità, ma sempre alla qualità in tutto quello che ho fatto perché penso che la qualità alla fine paga sempre. Io sono sempre alla costante ricerca della qualità, sono sempre alla ricerca di novità e penso che lo si capisca dalle mie opere.”
     Vuole raccontarci qualcosa del binomio Marino Angelo Rossi – Andrea Fantoni?
     “Per il lavoro che faccio posso senz'altro dire che il Fantoni è il mio ‘idolo’, è stato un grande e quello che io posso fare è osservare le sue opere e per quello che mi è possibile cercare di imitarlo, cerco insomma di ‘stargli vicino’, dando il meglio di me stesso. Sicuramente ho avuto delle grosse soddisfazioni perché ho avuto la possibilità di lavorare su dei confessionali di Andrea Fantoni e anche su un altare di Gioioso Fantoni, dove ho compiuto un restauro ‘a nuovo’. In Città Alta, poi, per il restauro del Grande Confessionale, sono stato nominato Sovraintendente e ho realizzato le colonne esterne di protezione. Per me è sicuramente un grande onore avere una mia realizzazione all'interno di Santa Maria Maggiore abbinata ad un'opera del Fantoni.”
     È vero che faceva il muratore?
     “È vero sì! Come dicevo prima ho iniziato a 13 anni, andando in due su una bicicletta a fare il ‘garzone’ come muratore per cercare di portare a casa qualche soldo. Successivamente insieme a mio fratello ho anche costruito la casa in cui abito. Per sposarmi poi ho anche fatto qualche debito, però ho sempre pensato: ‘il giorno che sarò andato alla pari non avrò più padrone!’ Così, a 35 anni, da un giorno con l'altro, ho detto basta ed ho iniziato a fare lo scultore e a costruire mobili. Per fortuna ho sposato mia moglie, perché lei mi ha sempre aiutato, mi ha sempre sostenuto, mi ha sempre detto: ‘vai avanti!’ Quindi posso dire che sono proprio stato fortunato, senza di lei non so se sarei riuscito a fare tutto questo, comunque ce l'abbiamo fatta!”
     Lei non ha frequentato nessun corso, nessuna scuola, quindi è un vero autodidatta?
     “Sì, io sono un vero autodidatta! Già da bambino mi divertivo a realizzare costruzioni utilizzando pezzi di legno, costruivo macchinari, modelli di trebbiatrici, in paese ci sono persone che se lo ricordano ancora, a me bastava un pezzo di fil di ferro, un pezzo di legno e riuscivo a costruire di tutto. Mi sono sempre costruito anche i giocattoli, i miei amici avevano le pistole e allora io prendevo un pezzo di legno e lo intagliavo prendendo spunto dai fumetti di Tex Willer e realizzavo pistole e fucili. Il giorno in cui ho deciso di dedicarmi a questa attività sono sicuramente stato facilitato, perché l'ho sempre fatto.”
     “Nel 1995, dopo aver realizzato il busto del dott. Agazzi, che è esposto presso la sede dell'Associazione Artigiani di Bergamo, in via Torretta, mi è stato addirittura chiesto di insegnare e quindi per 15 anni ho diretto la Scuola di Intaglio con corsi tenuti sia presso la Scuola d'Arte Fantoni, sia presso la Sede dell'Associazione Artigiani; ho smesso l'anno scorso per gli eccessivi impegni ed oggi mi occupo solo della realizzazione di quadri, avendo abbandonato anche le collaborazioni con Chiese ed antiquari.”
     Come è cambiata la tecnica di intaglio dagli esordi ad oggi?
     “All'inizio realizzavo un piccolo fiore, una piccola foglia in modo un po' ‘rude’, poi, girando varie chiese della bergamasca osservando le opere del Fantoni, ho capito che l'intaglio era tutt'altra cosa ed ho iniziato a cimentarmi con quello stile. Ho così realizzato cassepanche, mobili, sculture; Madonne, Cristi, ne ho fatti veramente tanti per chiese e cimiteri. Da lì è iniziata la scultura vera e propria e la tecnica è venuta da sola. Sicuramente se confronto un pezzo realizzato negli anni '80 rispetto a quelli di oggi la differenza si vede tutta! Oggi penso di essere arrivato al massimo.”
     Per i prossimi 70 anni cosa ha in mente? Dove vuole arrivare?
     “Io non mi pongo mai un traguardo, se la salute mi aiuta, tutte le mattine mi alzo e mi viene voglia di fare una cosa nuova, bozzetti nuovi, vorrei fare mille cose, dai motori alla chitarra, faccio un po' di tutto, nel campo dell'intaglio penso di avere ancora molto da dare.”
     Come è riuscito a conciliare il suo spirito da artista con la famiglia?
     “Come ho detto prima io sono stato molto fortunato; la mia prima fortuna è stata incontrare mia moglie, dicono che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna, ma lei è stata veramente più grande di me ed è veramente importante avere al tuo fianco una persona che ti aiuta. In più in famiglia c'è anche nostro figlio Davide, musicista e artista, pure lui, già lo conoscete. Tante volte mia moglie dice: ‘non ne bastava uno in famiglia! Addirittura due!’ In casa nostra poteva mancare di tutto però non c'è mai stata noia e questo credo la dica lunga. Penso di poter proprio dire che arte e famiglia possano coesistere, almeno per me è vero.”
     Arrivando a casa sua sono rimasto sicuramente colpito dall'aeroplano in giardino, poi i motori stellari, i tavoli… arte moderna?
     “Forse la combinazione può essere moderna, ma io qui mi rifaccio a quando ero ragazzino e mi divertivo a costruire. I miei coetanei giocavano a pallone, io invece andavo alla stazione ed aspettavo l'arrivo del treno per osservare come funzionavano gli stantuffi, oppure mi avvicinavo ai camion per vederne il differenziale. Quindi già da bambino avevo questa passione per la meccanica ed ho anche iniziato a collezionare magnetofoni perché li considero meccanica in miniatura. Il mio grande amore però sono i motori stellari, con cui realizzo tavoli, perché a mio parere rappresentano la meccanica perfetta, al contrario dei motori di oggi dove oramai è tutta elettronica. Quando guardo un motore stellare io vedo un'opera d'arte, non per niente anche Leonardo amava la meccanica, perché la meccanica è già un'opera d'arte.”
     Parliamo di musica: la colonna sonora della sua vita?
     “Potrebbe essere ‘Guitar Boogie’. Io amo tutta la musica: sinfonica, lirica, jazz, gregoriana e mi piace anche la musica moderna, però io adoro la chitarra, quindi i miei idoli sono Django Reinhardt e Arthur Smith. Io ho suonato per tantissimi anni in orchestrine locali ed ho anche avuto una grandissima soddisfazione: nel 1963 ho creato un gruppo con 4 chitarre ‘I 4 Meris’, con cui ho fatto un anno di avanspettacolo ed ho vinto il concorso organizzato al ‘Duse’. Suonavamo i pezzi di Arthur Smith ed è stata un'esperienza bellissima, eravamo dei semi-professionisti! Ancora oggi io e il mio amico Serafino ci divertiamo, con due chitarre, a fare serate in cui suoniamo musica da ascolto.”
     La nostra chiacchierata è ruotata attorno all'arte, possiamo dire che l'arte è una speranza?
     “Sicuramente sì, anche perché l'arte cammina con il tempo, non si può pensare di avere futuro senza arte e senza cultura. Però l'arte delle cose belle; vedo i ragazzi d’oggi che non hanno il senso del sacrificio, vogliono tutte le cose veloci. Io, per realizzare uno dei miei quadri, ci metto sei mesi lavorando 10 ore al giorno, non si può pensare di realizzare un'opera in un'ora. Senza l'arte io non vedo futuro.”
     L'incontro con Marino Angelo Rossi è stato una grandissima occasione per l'esempio di umiltà e passione racchiuse in una sola persona, una persona “di una volta”, di quelle sempre più difficili e rare da incontrare in un mondo sempre più egoista. Forse neanche lui si rende conto dell'importanza delle opere realizzate. Probabilmente il suo talento ha raggiunto la massima espressione nelle opere religiose grazie alla profonda conoscenza della tecnica di Andrea Fantoni. Numerosi sono stati i suoi interventi finalizzati al restauro di opere del Fantoni stesso, dall'altare della chiesa di Ludrigno di Ardesio al confessionale del Santuario di Ardesio, dall'inginocchiatoio della Chiesa di Albano al gruppo di angeli a Bracca.
     Sue sono le colonne di protezione al confessionale di Santa Maria Maggiore in Città Alta. Numerose sono poi le “opere originali”, possiamo citare La Madonna della Chiesa di San Martino a Brusaporto, i portali della Chiesa del Cassinone o il confessionale della Chiesa di Curnasco.
     Oggi la sua attività è rivolta principalmente alla realizzazione di quadri. Sorprendente (per me incredibile!) la capacità di realizzare bozzetti su carta e poi tradurli in vere opere d'arte partendo da un asse di legno, intagliandolo con certosina pazienza e precisione con una manualità chirurgica.

www.marinoangelorossi.com - www.myspace.com/marinoangelorossi

 

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