SE FOSSI...
SE VINCESSI AL SUPER ENALOTTO. SE FOSSI PAPA

                                  di Gaudenzio Rovaris

     Mi ha colpito la lettura dell’articolo in prima pagina, con richiamo alla 27, del “Corriere della Se-ra” del 3 settembre scorso a firma Luigi Maria Verzé “Don Verzé: ecco cosa farei se fossi Papa”.
     Il personaggio, fondatore del San Raffaele di Milano, vorrebbe essere eletto dai vescovi, scendere tra la gente, abolire tutto ciò che è contorno, immagine, potere. Subito ho collegato le numerose in-terviste dei telegiornali agli scommettitori del Super Enalotto: “Se tu vincessi… cosa faresti” ed alla domanda che ciascuno di noi nella vita si è posto almeno una volta: “Se fossi…”
     Mentre il pensiero di don Verzé può essere la logica conseguenza del suo modo di vivere e dell’affrontare il dolore dei malati, le risposte più sconvolgenti dei candidati vincitori del Super E-nalotto “comprerei una casa, farei una crociera, smetterei di lavorare, farei un po’ di beneficenza” dimostrano chiaramente quanto la possibile vincita (una possibilità su non so quanti milioni…) sia così al di fuori della logica delle persone normali, che probabilmente non si rendono conto di quan-to siano 130 milioni di euro.
     Don Davide in una delle ultime omelie ha stupito i convenuti con “Io prego che nessuno di voi vinca al Super Enalotto… vi rovinerebbe la vita!” Naturalmente i soldi aiutano la felicità, ma cer-tamente non sono l’unico presupposto. Quanti potenti e quanti ricchi non sono stati o non sono feli-ci, come ho ricordato lo scorso mese circa i loro sorrisi… e come il Foscolo ricorda Machiavelli nel carme “Dei sepolcri” come “…quel grande/ che temprando lo scettro a' regnatori/ gli allòr ne sfron-da, ed alle genti svela/ di che lagrime grondi e di che sangue…” (vv. 155-158): la ricchezza e il po-tere di alcuni si costruisce sul dolore di tanti…
     Quasi come Marcel Proust di fronte alla sua tazza di tè alla ricerca del tempo perduto, a mia volta mi sono chiesto “se fossi…” ed ho cercato di analizzarlo anche con richiami ai classici, ricordi, so-gni, aspettative mie e di chi mi ha circondato e circonda. Da piccolo volevo diventare Papa… e, sic-come perdevo molto tempo a giocare a biglie (chi della mia età non ricorda il gioco del gallo o del cerchio con biglie di terracotta, unici giochi dei miei tempi insieme a quelli delle figurine Panini…) mi derideva con la incoronazione papale “Habemus papam… Cicam (biglia in latino maccheroni-co…); poi chimico, poi insegnante, come ho avuto la fortuna di diventare. Oggi posso dire che se avessi potuto

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