CI SONO DISTACCHI E DISTACCHI
Spunti da “Mozzo comunità viva”del giugno 2010
e da “Il corriere della sera” del 17/08/2010

                                  di Gaudenzio Rovaris

     Ho spesso preso spunti per questa mia rubrica dai fatti quotidiani, dalle chiacchierate con la gente comune, da richiami ad autori soprattutto classici. Il mio lettore sa come una fonte inesauribile di riflessione sia stato don Davide con i suoi editoriali, le rubriche “Il tarlo”, le sue prediche domenicali. L’editoriale a cui faccio riferimento tratta il tema del distacco: dopo quindici anni lascia la parrocchia di Mozzo chiamato dal vescovo ad impegni più alti e ardui.
     Il saluto ai parrocchiani é un testamento di umiltà: “… Non c’é solo riconoscenza nei confronti di Dio; c’é anche una profonda gratitudine nei confronti di una comunità che in questi anni ha risposto in modo sorprendente agli inviti, agli appelli, persino alle provocazioni che le sono state rivolte” […] “Vi sono grato perché, considerando credibile la mia povera testimonianza, avete reso credibile anche il modello di comunità cristiana che insieme abbiamo cercato di realizzare” […] “Rimane il rincrescimento per ciò che si poteva fare di più e di meglio e non é stato fatto […], per la delusione di chi, al di là delle parole, voleva degli esempi e non sempre li ha trovati”.
     L’articolo di Aldo Cazzullo “la regola sembra diventata raccontare tutto a giornali e tv di amici ed ex partner - Amori, rivelazioni e veleni: la fine dei galantuomini in un'estate senza pudore. Quello che colpisce é che la maldicenza proviene sempre dall'interno, é frutto di lotte fratricide”ci presenta un altro aspetto del distacco dopo, credo, pure una quindicina di anni. Che tristezza vedere il fango che ci si sta tirando addosso tra ex alleati, tra persone che fino a poco tempo fa si abbracciavano sui palchi di tutt’Italia.
     Io credo che gli scandali di tutti i tipi di chi usurpa la fiducia del popolo siano la conseguenza di un potere logoro, di persone senza valori morali (escort, matrimoni falliti e a volte non solo una volta, litigi tra figli e genitori, intrallazzi mafiosi o piduisti, indagini giudiziarie… più o meno politicizzate, ma che raramente perseguono lo scopo di mandare in galera qualche potente), che il miraggio di onnipotenza ha rese schiave e impedisce loro di essere veramente felici (i sorrisi che appaiono sui loro volti sono tanto tristi… e… costruiti: sono ben raffigurati dalle sagome dei carri carnevaleschi). L’aggettivo triste é proprio usato dall’evangelista per definire il giovane ricco che di fronte all’invito di Gesù di vendere i suoi beni e darli ai poveri se ne va “triste”.

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