LA STORIA SI RIPETE PER LE CANDIDATURE E PER GLI SPRECHI
                                  di Gaudenzio Rovaris

     Ho la brutta abitudine di seguire il maggior numero possibile di trasmissioni contenitore in cui politici ed opinionisti tuttologi si sbizzarriscono alla faccia di chi cerca di cogliere qualche sprazzo di originalità, qualche idea personale, qualche speranza nel futuro…
     Nella serata del 9 febbraio scorso uno spiraglio di luce mi è apparso se non altro per la logicità di alcuni passi degli interventi dell’ex ministro Fioroni, dell’ex magistrato De Magistris, del direttore di Rifondazione, del sindaco leghista di Verona Tosi, che è stato il più lineare nell’analisi di alcuni fatti trattati nella serata ed ha trovato concordi anche gli intervenuti di fede politica avversa. Mi ha colpito la sua analisi delle “beghette da bar” degli interventi dei vari politici nelle dichiarazioni pubbliche, vere e proprie veline ripetute a memoria, e la sua citazione latina esatta (non è perciò vero che leghista sia sinonimo di analfabeta…) circa le conseguenze di chi combatte con lo sterco… che, anche se vince, si imbratta!
     Purtroppo, forse, le interviste periodiche delle Iene (Italia Uno) fuori dal Palazzo evidenziano troppo spesso non solo un livello di cultura generale piuttosto basso, ma anche delle conoscenze sugli articoli della Costituzione che inducono a rabbrividire… Si vuole cambiare la Costituzione, si criticano le possibili modifiche agli articoli e non si conoscono non solo il numero degli articoli (139), nonostante qualcuno dichiari modestamente di conoscerne a memoria tutti i 138…, ma neppure l’enunciato completo del primo…, svicolando con un sorriso compassionevole nei confronti dell’intervistatore invece di coprirsi pudicamente il viso di un rossore che almeno in parte li farebbe perdonare. E gli intervistati non erano né veline né di poco conto; penso che la trasmissione abbia un pubblico popolare, che si sarà reso conto di quanta ignoranza e presunzione ci governino.
     Il buon Tosi nella polemica sulla magistratura “à la page” in questo periodo ha citato proprio il caso De Magistris per dimostrare che una parte della stessa dà ragione a chi la critica: tra le procure di Salerno e di Catanzaro una delle due certamente sbagliava e non per diversa interpretazione della legge, ma per precise motivazioni di ordine politico anche all’interno della sua stessa struttura nel momento in cui si indaga su personaggi importanti.
     La conclusione è stata che sarebbe bene concentrarsi non sul sesso degli angeli e sui loro “altarini” (questo è un linguaggio piuttosto leghista, ma

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