menarca (questo il nome del primo ciclo) avviene di solito intorno ai 10 anni di età (in alcuni paesi del sud del mondo anche prima) e la creatura si dispera perché sa che ha davanti a sé una schiavitù di almeno trent’anni di assorbenti. Quando il ciclo appare per l’ultima volta, la donna si dispera perché sa che il suo tempo è finito e non potrà più avere figli. Si chiama pre-menopausa e, così come il ciclo mestruale, ci fa paura. Ma come, eri disperata per la tua nuova condizione di donna a dieci anni e adesso che finalmente tutto finisce ti disperi proprio per questo motivo? Non è un controsenso? Se chiedete ad un uomo, ovviamente risponderà che non siamo mai contente.
     Parliamo ora di cose serie. Al di là di tutte queste considerazioni filosofiche-antropologiche in merito al ciclo mestruale, qual è in realtà il suo impatto nella società moderna? Secondo i dati forniti dalla International Society of Gynecological Endocrinology, “per il 55% delle donne italiane il ciclo mestruale influisce molto sulla vita sociale e lavorativa, arrivando ad essere anche un vero e proprio ostacolo per la vita sessuale”. Non va meglio in America, patria del libertinismo e dell’emancipazione femminile. Secondo uno studio canadese, l’assenteismo dal posto di lavoro in quei giorni ha un costo per lo Stato pari a 1.692 milioni di dollari l’anno, tant’è che il ciclo è ormai sparito dalla vita di ventenni e trentenni in carriera, impegnate nel lavoro e grandi viaggiatrici. Le aziende farmaceutiche americane, infatti, sono sempre più impegnate nella creazione di pillole blocca-ciclo, spiega un rapporto del National Women’s Health Resource Center, quando invece basterebbe assumere più scatole della normale pillola anticoncezionale e il ciclo si ferma senza particolari danni fisici. Lo sanno bene le italiane che applicano questo metodo prima delle vacanze o prima di appuntamenti importanti, se si sposano o se vanno a sciare…
     Nel nostro mondo c’è anche chi ha perso le mestruazioni e farebbe carte false per riaverle: è il caso delle ragazze vittime dell’anoressia, dove il corpo, privato di ogni nutrimento, per rimanere in vita sopprime ogni sua funzionalità considerata superflua, come è il caso del ciclo mestruale. È come se dicesse: “sei troppo magra per sopravvivere, come puoi pensare di far vivere dentro di te una nuova vita?” Per le anoressiche, quando il ciclo sparisce, è una gioia; dopo la malattia, quando esse non tornano, non si sentono mai guarite, è una ferita che si rimargina con difficoltà.
     Da elemento naturale nella vita di una donna, meccanismo biologico che testimonia la propria fertilità, a scocciatura da evitare ad ogni costo: questa è l’evoluzione sociale che il ciclo mestruale ha ottenuto oggi in quelle che vengono

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