nutrimento affettivo, facilitando il passaggio da un narcisismo improntato al solo riconoscimento dei propri desideri verso l’accettazione del sociale, introducendo la realtà “a piccole dosi”. Il nostro compito sarà quello di promuovere il passaggio dalla dipendenza infantile verso la ricerca di una propria autonomia. Dunque, l’ascolto non si risolve semplicemente nell’accudire o nell’asservirsi completamente ad un maternage senza riconoscere altri obiettivi esistenziali. L’ascolto consiste nel dare coscienza e responsabilità verso chi ci chiede aiuto. L’ascolto, per essere veramente trasformativo, deve condurre dal mondo passivo (di embrione, di feto e di oggetto accudito) a quello attivo (di protagonista) nel gestire le responsabilità, facilitando cioè il passaggio dal mondo degli istinti (Natura) al mondo delle persone (Società).
     Per facilitare meglio l’ascolto e per rendere la comunicazione veramente trasformativa, di seguito elenco alcuni consigli.
     Linguaggio verbale. Non ricercate un linguaggio forbito, lasciatevi andare soprattutto ad una comunicazione più emotiva. Già dopo il primo incontro passate ad una comunicazione più profonda e perlustrativa. Per la verbalizzazione si consiglia di tenere un tempo lento, affinché l’ascoltatore venga invitato a intonizzarsi, senza sentirsi invaso. Il tono non dovrà essere lamentoso né aggressivo.
     Linguaggio corporeo. Ascoltate sempre il vostro corpo. Le nostre intuizioni concernenti le esigenze dell’altro vengono carpite anche mediante il corpo. Assumete sempre una posizione comoda, rilassata ed aperta. Tale posizione indurrà l’altro a rivelarsi senza manipolazioni. Al fine di comunicare apertura, calore e desiderio di farsi capire, il viso e gli occhi dovranno essere rivolti verso l’interlocutore. I movimenti corporei dovranno essere plastici ed aperti; evitate segnali di chiusura come accavallare le gambe, mettersi le mani in tasca, dietro la schiena o incrociare le braccia. Una comunicazione spontanea si svolge in uno stato di rilassamento, sia dell’umore quanto del tono muscolare. Per una comunicazione senza ansia si deve accedere alla massima disponibilità sensoriale o espressiva, senza schemi precostituiti.
     Disponibilità ad accogliere il messaggio. Consiste in un piano motivazionale, mediante il quale si ascolta e si rispetta l’altro. Evitate una comunicazione basata su preconcetti, siate aperti a nuove comunicazioni, le quali comunque apportano sempre crescita emozionale e cognitiva. Non perdete di vista le “autorivelazioni” della prima fase, queste hanno l’obiettivo di fornire maggiori informazioni circa la struttura della richiesta. Nel momento in cui vi dovete

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