ITALIA, RITARDO CRONICO CON L'EUROPA
                                  di Pierluigi Piromalli

     Recentemente l’Unione Europea, preso atto dell’inerzia decisionale che purtroppo attanaglia l’Italia e paralizza l’operato della amministrazioni locali, ha concesso al Paese due anni di proroga per poter avviare la realizzazione, in territorio italiano, della tratta ferroviaria meglio nota come il “Corridoio 5”. Tale opera, è bene ricordarlo, costituisce uno dei grandi assi ferroviari che l’UE si è impegnata a realizzare e che collegherà Lisbona a Kiev, proseguendo per Mosca, assegnando all’Italia un ruolo di primaria importanza territoriale nello scenario continentale.
     La linea ha origine da Lisbona e si ricongiungerà a Lione per poi proseguire verso Torino e da qui, attraversando la dorsale del Nord Italia, raggiungerà l’est Europeo fino a Kiev. L’opera ha un’importanza ovviamente strategica per l’Europa intera, poiché consentirà di veicolare su ferro le merci che viaggeranno su linee intermodali ad alta capacità, decongestionando strade e razionalizzando i trasporti a medio e lungo raggio.
     Il finanziamento cui l’Italia ha accesso consta di ben 672 milioni di euro, somma che fino ad oggi resta inutilizzata dal momento che il progetto è in una fase embrionale e di stagnazione a causa del difficile coordinamento tra Governo e Amministrazioni locali, le quali continuano a rimanere ostaggio dei comitati no-Tav della val di Susa e di opposizioni più o meno veementi che avversano la realizzazione dell’opera. Decorso il biennio, ormai dichiaratamente da considerare come un vero e proprio ultimatum, il progetto verrà definitivamente cancellato dall’agenda degli interventi sul territorio nazionale e con esso l’Italia perderà una occasione storica per svolgere un ruolo di primo piano nel panorama europeo.
     Checché se ne possa pensare, il progetto del “Corridoio 5” è di vitale importanza per la sopravvivenza e per la competitività dell’intero Paese che, diversamente, subirebbe la cancellazione di un’opera che toglierebbe linfa vitale all’imprenditoria nazionale, già provata dal difficile momento economico. Eppure, nonostante i rischi di compromettere la realizzazione del progetto siano seri, poco o nulla è stato fatto per ovviare ad una situazione grottesca che confermerebbe il buio istituzionale e burocratico all’interno del quale il Paese è caduto.
     La politica, stritolata dai dissidi intestini e dagli incessanti teatrini che si susseguono tra gli esponenti dei partiti, anche con il colpevole placet dei media,

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