Va aggiunto, inoltre, come la Commissione europea abbia scelto lo scalo orobico per effettuare uno studio di fattibilità relativo allo sviluppo dell’intermodalità dell’aeroporto e come tale scelta, che prevede un consistente finanziamento, consentirebbe di destinare i fondi per avviare interventi di mobilità e di accessibilità allo scalo quali il collegamento ferroviario, i parcheggi, la viabilità limitrofa e l’ampliamento dell’aerostazione. Non è un mistero che la SACBO, società di gestione dello scalo di Orio al Serio, intenda conseguire tale obiettivo in un’ottica di potenziamento e di sviluppo dell’aeroporto anche in funzione di un rafforzamento dell’economia sul territorio.
     Il quadro tracciato non può, pertanto, che acuire i toni della discussione in corso e pensare che le parti possano finalmente raggiungere un compromesso che metta tutti d’accordo appare, allo stato, assai difficile. L’unica strada percorribile rimarrebbe quella di azzardare soluzioni drastiche le quali, però, prospetterebbero un destino tutt’altro che idilliaco per Orio. Qualora gli organismi competenti decidessero di non accogliere, costi quel che costi, le richieste della popolazione in nome di un obiettivo che è prioritario per l’intera collettività e per l’economia locale, non sarebbe peregrino aspettarsi una veemente protesta di piazza che potrebbe culminare in un clamoroso dietrofront istituzionale rivolto a ritenere incompatibile lo sviluppo dello scalo con la conformazione del territorio e con il diritto dei cittadini ad esigere la tutela della salute e della quiete pubblica.
     Anche se lo scenario appare, come detto, assai improbabile, non va comunque escluso che Orio, anche per ragioni socioeconomiche, possa, nel medio termine, essere sacrificato per consentire l’attuazione del progetto Montichiari. Lo scalo bresciano, già oggetto di un articolato studio di ampliamento, ha infatti tutti i requisiti per diventare il potenziale hub del Nord Italia. L’area di Montichiari sorge, infatti, in un contesto assai esteso e poco urbanizzato e rappresenta, per le particolari caratteristiche morfologiche e geografiche, una possibilità concreta in ottica futura. Convogliare risorse verso tale soluzione risolverebbe, quindi, anche il problema di Orio con buona pace di alcuni e con dispiacere di molti altri.
     Ovviamente va messo in preventivo, qualora si prospettasse davvero una revisione della politica territoriale su Orio, una significativa perdita di competitività dell’area orobica, non solo cittadina, con ovvie conseguenze occupazionali ed economiche. Dall’esito dell’eventuale confronto tra le parti coinvolte si tracceranno le prossime strategie amministrative e sociali anche se rimane difficile ipotizzare che Bergamo rinunci ad una realtà ormai consolidata ed intorno alla quale stanno crescendo altre importanti iniziative, come il polo tecnologico, funzionale e complementare all’aeroporto.

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