buttò nel lavoro e mise in scena, a Venezia, una nuova opera, “Belisario” (4 febbraio 1836), alla quale seguirono due opere buffe, “Il campanello dello speziale” (7 giugno 1836) e “Betley” (24 agosto 1836), tutte rappresentate a Napoli. Purtroppo l’opera successiva, “L’assedio di Calais” (19 settembre 1836), non piacque molto al pubblico napoletano. Nello stesso periodo, dalla Francia arrivò, tuttavia, un prestigioso riconoscimento per il musicista, la nomina a cavaliere della Legion d’Onore.
     Nel 1836 scoppiò a Napoli una epidemia di colera e i teatri furono chiusi per un certo tempo. Il musicista, che non amava oziare, continuò la sua prolifica opera di compositore realizzando arie e duetti per pianoforte. Ai primi di febbraio del 1837 si recò a Venezia per l’inaugurazione del Teatro La Fenice, andato distrutto per un incendio. Ci furono da subito parecchi problemi a causa del colera diffuso in tutto il Nord Italia e delle problematiche relative alla ricostruzione del teatro; inoltre, il musicista aveva il pensiero rivolto all’amata moglie che era in attesa del terzo figlio. Fra mille difficoltà, l’opera “Pia de’ Tolomei” fu rappresentata a Venezia, al Teatro Apollo, il 18 febbraio 1837. Altre lacrime attesero il musicista durante l’anno. Nacque e morì anche il terzo figlio, mentre la moglie Virginia, la cui salute era già stata compromessa dalle gravidanze problematiche, morì il 30 luglio a causa del morbillo. Donizetti si disperò, tanto che scrisse al cognato in una lettera straziante: “Io sarò eternamente infelice! Senza padre, senza madre, senza moglie, senza figli. Per chi lavoro io dunque? Perche? (…) tu solo mi resti fino a che essa avrà intercesso da Dio la mia morte e la nostra eterna unione”. Proprio questa disperazione così cupa spinse gli amici a sorvegliare il maestro da vicino per scongiurare un’altra tragedia: il suo suicidio. Dopo quattro mesi d’agonia, Donizetti chiuse per sempre la sua camera da letto coniugale dove, ormai, non riusciva più ad entrare.
     In soccorso della sua anima tormentata arrivò la musa della Musica: il 29 ottobre 1837 venne rappresentata al San Carlo di Napoli “Roberto Devereux”, mentre il 30 gennaio 1838 fu messa in scena al ricostruito Teatro La Fenice la nuova opera “Maria de Rudenz”, la più cupa e tragica fra tutte le opere scritte dal bergamasco. Fra la morte, il colera a Napoli e le sommosse popolari in Sicilia, un’aria cupa aleggiava intorno al maestro il quale, nelle sue lettere, spesso invocava la sua fine.
     Le amarezze perdurarono anche nel 1838, l’ultimo passato a Napoli. La nuova opera “Maria de Rudenz” non riscosse quel successo che egli si aspettava.

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Bergamo, Gaetano, Donizetti, Musicista, Compositore, Bergamasco, Vita, Opere, Amori, Disgrazie, Legion d'Onore, Maria de Rudenz